Strage Samarate, Nicolò Maja al padre in tribunale: "Perché hai distrutto la famiglia?"

Il delitto a maggio 2022, Alessandro Maja uccise a martellate la moglie Stefania e la figlia Giulia. Nicolò al processo con le loro foto stampate sulla maglietta: "Mi danno la forza per andare avanti". Primo faccia a faccia con il padre

Samarate (Varese) - Nicolò Maja si è presentato nell'aula della Corte d'Assise di Busto Arsizio, dove è in corso il processo a carico di suo padre, Alessandro, indossando una maglietta nera con stampate le foto della madre Stefania e della sorella Giulia, uccise la notte fra il 3 e il 4 maggio 2022 nella villetta di famiglia a Samarate, nel Varesotto. "Ha voluto lui questo gesto simbolico per ricordarle - spiega il nonno materno, Giulio Pivetta - ha scelto di essere qui perché vuole vedere suo padre".

Nicolò, ancora costretto su una sedia a rotelle, parte civile nel processo, è stato accompagnato in aula dal nonno e dallo zio, Mirko Pivetta. Ha rivolto lo sguardo a lungo verso il padre, che assistiva all'udienza nella gabbia a pochi metri di distanza. Era la prima volta che si trovavano faccia a faccia, dalla notte della strage. "Non è stato facile rivederlo - ha detto Nicolò - ma adesso sono più tranquillo. L'ho guardato, non so se lui mi ha visto. Gli vorrei parlare, vorrei chiedergli perché ha deciso di rovinare la nostra vita".

A proposito della t-shirt, il ragazzo ha spiegato: "Ho scelto di indossare una maglietta con la foto di mia sorella e di mia madre perché volevo portarle con me, sono loro che mi danno la forza per andare avanti". 

Oggi la Corte conferirà l'incarico per la perizia psichiatrica su Alessandro Maja per valutare la sua "capacità di intendere e di volere". Il geometra, titolare di uno studio a Milano, massacrò a colpi di martello la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia, riducendo in fin di vita il primogenito Nicolò, unico sopravvissuto.

Alessandro Maja dal carcere ha scritto alcune lettere alla famiglia, chiedendo informazioni sulle condizioni del figlio.