SIMONA CARNAGHI
Cronaca

Varese, 15enne rapito e pestato: stangata sui baby torturatori

Nessun pentimento, 4 condanne

In un video la banda ribadiva le minacce mostrando accendino e fiammata di una bomboletta

Varese, 4 luglio 2019 - Sequestrarono e torturarono un quindicenne: pioggia di condanne per il baby branco. Nessuno dei quattro imputati, tutti coetanei della vittima, ha ottenuto la messa in prova: il giudice del tribunale dei minori di Milano ha accolto le richieste dell’accusa quasi completamente. Il pubblico ministero Sabrina Ditaranto aveva chiesto condanne per un ammontare complessivo di 21 anni di carcere. Ieri il giudice ha condannato a 4 anni e 6 mesi di detenzione il capo “carismatico” della banda di adolescenti; il ragazzino, a quanto pare, eserciterebbe ancora un certo fascino sui sodali che a lui guarderebbero con rispetto e ammirazione. Quasi come a un esempio. I tre complici sono stati tutti condannati a 4 anni ciascuno. Per il boss si apriranno le porte del carcere minorile Beccaria, i tre sodali continueranno la loro permanenza in comunità.

Per tre dei ragazzi, nello specifico per i tre “gregari” del mini boss, i difensori avevano chiesto la messa in prova ai servizi sociali. Un percorso estremamente difficile, molto complesso da affrontare per un adolescente. Se superato, però, consente al minore di uscire dall’esperienza riabilitato e senza macchia. Per ottenere la messa in prova, tuttavia, è necessario dimostrare di aver già iniziato a capire l’errore commesso, di esserne pentito. Di fatto, stando al comportamento processuale tenuto dai quattro ragazzini e agli interrogatori resi davanti al giudice, nessuno dei quattro si è minimamente ravveduto. Nessuno ha mostrato empatia nei confronti della vittima. Il massimo del ravvedimento è stata l’ammissione di «avere esagerato un pochino». Definire una semplice «esagerazione» l’aver sequestrato, il 9 novembre 2018, nel garage di proprietà della famiglia dei quattro, un coetaneo, averlo legato, picchiato, insultato e umiliato per ore, avrebbe dimostrato al giudice la non comprensione della gravità dell’accaduto.

Dall'udienza sarebbe emerso un branco ancora in piedi, con i ragazzi che si salutavano tra loro come fossero piccoli gangster. Resta sullo sfondo il movente che ha spinto i ragazzi a tanta ferocia. Per loro stessa ammissione avrebbero seviziato la vittima per mandare un messaggio al compagno di banco del ragazzino che con la banda avrebbe contratto un piccolo debito di droga: «O paghi o il prossimo sei tu». Il giudice ha però assolto i quattro dall’accusa di spaccio; il perché è quindi ancora da chiarire completamente. «Sereni» si dicono i famigliari della vittima, tramite il legale Augusto Basilico: «Una vicenda conclusa con una meritata condanna, peraltro in tempi veramente rapidi per gli standard del nostro Paese. Una dimostrazione di grande attenzione da parte della magistratura».