Pranzi e cene a sbafo. Presi gli scrocconi: sono marito e moglie

Quarantenni di Busto Garolfo, negli ultimi mesi con bimba al seguito hanno visitato vari ristoranti e la lista è in continuo aggiornamento.

Pranzi e cene a sbafo. Presi gli scrocconi: sono marito e moglie

Pranzi e cene a sbafo. Presi gli scrocconi: sono marito e moglie

Entravano nei ristoranti, consumavano e poi con una scusa si dileguavano senza mai pagare. Hanno adesso un nome ed un volto i due "scrocconi" che negli ultimi mesi avevano continuato a mangiare a sbafo in diversi ristoranti del legnanese e del varesotto. Si tratta di marito e moglie, entrambi quarantenni, residenti a Busto Garolfo. I due, dopo essere stati individuati dai carabinieri al termine di lunghe e non facili indagini, avranno adesso venti giorni di tempo per farsi interrogare, poi la procura chiederà per loro direttamente il rinvio a giudizio. I due applicavano sempre la loro strategia per mangiare gratis nei ristoranti di zona. Prima entravano come una famiglia normale, con tanto di bambina piccola al seguito, poi dopo aver consumato l’ultima portata in attesa del caffè, si alzavano dal tavolo uscendo a fumarsi una sigaretta lasciando sulla sedia giacche e borse per poi sparire nel nulla. Chi li attendeva dentro credeva potessero tornare, ma nessuno rientrava ed il conto rimaneva insoluto. Guardando attentamente si scopriva che le giacche e le borse lasciate sul tavolo erano usurate e vecchie. Vestiti insomma da buttare e senza alcun valore, ma che i due usavano come escamotage. All’inizio erano entrati in azione in un paio di ristoranti a Busto Arsizio, fra cui il Capri. In quel frangente la famiglia aveva chiesto un menù a base di pesce, e dei più costosi, senza badare a spese, ordinando ricci di mare, gamberoni e astice per un conto di oltre duecento euro.

Poi la medesima scena nel Legnanese con pizzerie e ristoranti presi di mira. Poi avevano iniziato coi bar, dove facevano colazione e scappavano adducendo le più svariate e fantasiose scuse. Nei bar usavano solitamente fingere di pagare con il bancomat, che guarda caso non funzionava mai. Con la scusa di andare a prendere i contanti in auto, si dileguavano. Non soddisfatti, avevano iniziato anche a rubare. Adesso la coppia dovrà rispondere delle truffe commesse che sono un numero rilevante. Secondo le leggi italiane, tale comportamento rientra nel reato di insolvenza fraudolenta, che in caso di condanna comporta una pena di un massimo di due anni di reclusione o una multa fino a euro 516 euro. Ma la lista di reati nel frattempo si è allungata e la pena potrebbe aumentare di molto.

Christian Sormani