MATTIA BORIA
Cronaca

Ponte Tresa, la partita della pace dopo l’aggressione di un allenatore

Un’amichevole di minibasket tra Ponte Tresa e Luino per archiviare il pestaggio da parte di un genitore

La partita arbitrata da tutti i genitori

Ponte Tresa (Varese), 24 novembre 2019 - Una partita in cui non conta vincere ma educare. Proprio il saper tramandare i valori che incarna la sana contesa sportiva è stato al centro del torneo che ha visto ieri giocare in amichevole le formazioni di minibasket targate Luino e Ponte Tresa. Sarebbe tutto “secondario” se la miccia che ha fatto scattare quest’iniziativa non fosse l’aggressione che un istruttore della società tresiana ha subito dal genitore di un proprio ragazzo lo scorso 9 novembre. La notizia più confortante? Il fatto che tutto il mondo della palla a spicchi si sia mobilitato ed abbia risposto presente.

«Abbiamo avuto da subito l’appoggio della Federazione - commenta il ds di Ponte Tresa Marcello Parola - . Si sono proposti loro, hanno chiesto cos’eravamo intenzionati a fare ed hanno dimostrato di non voler lasciar cadere la cosa». Ecco così presenti ieri il presidente della Fip lombarda Alberto Bellondi, il responsabile tecnico nazionale del minibasket Maurizio Cremonini, oltre ai presidenti di Fip Varese e minibasket, Giuseppe Rizzi e Pietro Tallone. «La cosa più positiva è stata la risposta degli addetti ai lavori – analizza Parola – a partire dagli istruttori che hanno scritto messaggi di sostegno al collega». Luino e Ponte Tresa sono due società gemelle con rispettivamente 160 e 60 bambini tesserati, da un anno lavorano a stretto contatto per offrire il meglio ai propri giovani. Come ci tiene a precisare Parola: «La scintilla che ha dato il là a tutta l’iniziativa è nota. C’è da guardare però il lato positivo si è intervenuti compatti per far sì che una cultura sportiva venga costruita con azioni concrete». Tutti i bambini hanno affollato la palestra di Ponte Tresa per giocare, non possono sapere alla loro età dell’insegnamento che hanno dato a quei genitori presenti sugli spalti. Non poteva essere presente colui che ha commesso l’errore che gli costa ora un allontanamento dalle gare dei due figli.

Era però presente la moglie, il fatto che i due ragazzi restino a vestire la maglia di Ponte Tresa sotto le cure del tecnico aggredito è il primo segnale di come l’errore sia stato ammesso. Perché dietro ogni società che promuove valori sportivi c’è alla base un’istillazione nei propri tesserati di valori che vanno oltre il rettangolo di gioco. Allargano il discorso a tutte le discipline ecco infatti un ragionamento che un uomo di sport come Parola non può che fare. «Sappiamo tutti, senza guardare al singolo sport ma ragionando in generale, che di fondo per noi c’è sempre l’educazione dei ragazzi. Chi spinge una qualsiasi disciplina mette nel suo motore la trasmissione di valori sportivi. Tutti noi puntiamo sull’educazione delle persone, comprese quelle che stanno attorno ai nostri ragazzi. Va però compreso da parte di chi è vicino a questi giovani che questi valori non si limitano alla palestra, sono aspetti da portare nella vita di tutti i giorni. Chi li condivide è ben accetto altrimenti può tranquillamente cercare posto altrove».

Per far capire il livello toccato dal mondo dello sport italiano. Il gioco più seguito è certamente quello del calcio , un amore che spesso trascende nell’ossessione. Ecco quindi che per prima, lo scorso anno, la Figc è dovuta intervenire. A dicembre si poteva leggere nel comunicato in cui veniva introdotto «un apposito articolo del Codice di Giustizia, la casistica delle condotte violente, aumentando in maniera significativa i minimi edittali di squalifica ed inibizione (minimo 1 anno per violenza senza referto medico e minimo 2 anni per i casi di violenza con referto medico)».