
Philippe Daverio durante un incontro con gli studenti varesini al teatro Santuccio
Varese, 3 settembre 2020 - «Potrei scrivere un racconto romantico della mia infanzia in quello che era forse il posto più bello del mondo". Nessuna altra frase potrebbe contenere in maniera più nitida il legame che aveva con il nostro territorio lo storico dell’arte e divulgatore Philippe Daverio. Una vera e propria dichiarazione d’amore che l’intellettuale, scomparso ieri all’età di 71 a causa di un tumore, rilasciò in un’intervista a Lombardia Nord-Ovest, rivista pubblicata dalla Camera di Commercio di Varese. A rivolgergli le domande, in quell’occasione, fu il responsabile dell’ufficio comunicazione dell’ente, Antonio Franzi. "Daverio - racconta Franzi - ha collaborato con noi in due occasioni. Ricordo che in passato aveva fatto parte della giuria di “Artigianato Artistico”, un concorso organizzato a Ville Ponti ospitava dedicato alle opere degli artigiani del territorio. Era legatissimo a Varese. Lo aveva vissuto nei suoi anni giovanili, per lui era una specie d’Arcadia. Un luogo di grande eleganza per Daverio che era nato in una zona decisamente più industriale, come la città di Mulhouse in Alsazia. Ne ha sempre sottolineato la bellezza dell’ambiente, dettaglio che forse oggi resta un po’ nascosto o viene dato per scontato".
E nell’immensa produzione letteraria che lascia in eredità lo storico dell’arte, che a Varese si formò, frequentando la Scuola Europea, e visse (le spoglie di alcuni familiari riposano a Casciago), si ritrova l’amore per il paesaggio del Varesotto, a cui tanto era legato. Ecco per esempio tra le 127 “passeggiate d’autore” racchiuse nel libro “La Buona Strada”, i tanti itinerari varesini. Nel testo vengono citati il belvedere di Tornavento e Via Gaggio. La stessa che il critico percorse nel maggio 2012, ospite di una manifestazione organizzata dal comitato Viva via Gaggio, Fai e Wwf. "Si cammina sotto gli alberi, si riflette, si guardano i resti delle installazioni belliche. Si sogna con quell’altro sentimento romantico che è la melanconia, in quanto si sa di essere uno degli ultimi a poterlo fare. L’aeroporto di Malpensa desidera impiantarvi i prossimi capannoni quando costruirà la terza pista. E voi racconterete ai nipotini d’avere visto la Lombardia che c’era una volta".
Quell’angolo è rimasto intatto, la terza pista non è mai stata costruita. Gli attivisti ora ricordano il contributo alla causa di Daverio. "Ho avuto il privilegio di accompagnarlo - rammenta Walter Girardi, fra i portavoce del comitato - chiacchierando con lui e il presidente onorario Fai Giulia Maria Crespi. Ha portato la nostra causa a un altro livello di notorietà. Ricordo come mi definisse fortunato per essere nato e cresciuto a Tornavento. Fu uno di quegli incontri che ti cambia la vita". Tributo anche dagli ambienti istituzionali. "Una volta - ha scritto su Facebook il sindaco di Varese Davide Galimberti - Una volta mi ha detto che per lui Varese era la città più bella del mondo, perché capace di unire tutto quello che riassumeva la sua idea d’Italia. Un concetto racchiuso in una parola che amava: armonia". Daverio non è mai riuscito a scrivere il racconto romantico della sua infanzia passata a Varese. Ma, di sicuro, ne avrebbe raccontato episodi nella cerimonia in programma per lui il 25 ottobre al teatro Sociale di Luino, dove avrebbe dovuto ricevere il premio Piero Chiara alla carriera. "Ci lascia con il rammarico di non averlo potuto applaudire - lo elogia il sindaco di Luino Andrea Pellicini - Si definiva storico dell’arte. Nella sua biografia, però, emerge anche la sua fervente attività nel campo artistico, un’ecletticità che ha sviluppato con passione organizzando grandi eventi".