Omicidio di Malnate, il figlio di Carmela: "Dica perché ha ucciso mia madre"

Il movente è oscuro, in casa non manca n ulla. Domenichini ha preso solo i cellulari lasciando gioielli e denaro

La casa dell'omicidio a Malnate

La casa dell'omicidio a Malnate

Malnate (Varese) -  Una t-shirt nera è appesa fuori dalla casa di Carmela Fabozzi dallo scorso 22 luglio, quando la donna è stata massacrata in meno di cinque minuti. Sulla porta i sigilli dei carabinieri, mentre le piante si seccano sul balcone al secondo piano, nel cortile al civico 15 di via Sanvito svuotato dalle vacanze estive. "Vogliamo ringraziare la Procura e i carabinieri per l’impegno che hanno messo nelle indagini", spiega Gaetano Fabozzi, uno dei fratelli della vittima, anche lui residente a Malnate. "Vorrei sapere perché mia madre è stata uccisa", ha fatto sapere il figlio di Carmela, Angelo Casoli, attraverso il suo legale, l’avvocato Marco Antonini. È stato lui a trovare il cadavere della madre, attorno alle 19 del 22 luglio. Il corpo riverso a terra, ripercorre il gip di Varese nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere il 66enne Sergio Domenichini, "il capo orrendamente sfigurato, immerso nel sangue rappreso nell’ambiente circostante". Le sue urla hanno attirato i vicini, che hanno anche cercato inutilmente di praticare una manovra salvavita sul corpo di Carmela, ammazzata circa sette ore prima.

«Non riusciamo a darci una spiegazione – ha riferito il figlio – ringraziamo i carabinieri e attendiamo gli sviluppi delle indagini". Da parte della famiglia "sollievo e rabbia" dopo quasi un mese di angoscia, nella consapevolezza che l’assassino si trovava ancora in libertà. Domenichini è stato inchiodato da una lunga serie di tracce lasciate sul luogo e sull’arma del delitto, un pesante vaso in vetro blu alto 28 centimetri, che si trovava in casa, da telecamere e gps dell’auto che hanno consentito alla Procura di ricostruire i suoi spostamenti minuto per minuto. Ma resta l’enigma del movente che i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, coordinati dalla procuratrice Daniela Borgonovo, stanno cercando di chiarire. Domenichini, infatti, non ha portato via i numerosi oggetti di valore che si trovavano in casa. Sul dito medio della mano sinistra di Carmela Fabozzi c’era un anello d’oro, la vittima indossava ancora i gioielli.

Nei pressi del cadavere della 73enne, è emerso dai rilievi dei carabinieri, c’era un solitario. Sul tavolo un portafoglio nero, di pelle, con denaro e tessera bancomat. L’assassino è fuggito senza mettere a soqquadro le stanze, portando via solo i due telefoni cellulari della donna in un maldestro tentativo di nascondere le tracce di contatti telefonici. "Lo stato dell’abitazione e la presenza di soldi contanti a portata di mano – annota il gip – conducevano ad escludere l’atto predatorio con tragico epilogo". Ma il movente potrebbe essere sempre legato ai soldi. Forse una lite scoppiata all’improvviso o la richiesta di un prestito respinta al mittente, che potrebbe aver fatto scattare la rabbia dell’uomo con un "pressante bisogno di denaro", tanto da trascorrere dopo il delitto le vacanze a Lignano Sabbiadoro per poi andar via senza pagare il conto dell’albergo. Forse Carmela Fabozzi ha scoperto che il conoscente stava cercando di raggirarla, anche se non risultano denunce o segnalazioni. Quando i carabinieri lo hanno arrestato Domenichini si è chiuso nel silenzio. L’interrogatorio di garanzia si terrà probabilmente martedì. E l’uomo, difeso dall’avvocato Francesca Cerri, potrà scegliere se avvalersi della facoltà di non rispondere o raccontare la sua verità. "Carmela ha fatto una fine orribile – spiega un vicino, nel cortile nel centro storico di Malnate – era una persona mite e tranquilla, anche noi non riusciamo a trovare una spiegazione"