Morti in corsia a Saronno, è il giorno della sentenza per Leonardo Cazzaniga

L'ex primario è accusato di quindici omicidi: dodici di pazienti in corsia e quelli di tre familiari (il marito, la madre, il suocero) della sua amante di un tempo, l'infermiera Laura Taroni

Leonardo Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga

Saronno (Varese), 27 gennaio 2020 - Al tribunale di Busto Arsizio si è aperta alle 9.45 la camera di consiglio della Corte d'Assise presieduta da Renata Peragallo, chiamata a giudicare Leonardo Cazzaniga, 64 anni, l'ex aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno, accusato di quindici omicidi: dodici di pazienti in corsia e quelli di tre familiari (il marito, la madre, il suocero) della sua amante di un tempo Laura Taroni, di Lomazzo, infermiera nello stesso reparto. Tutti, per l'accusa, provocati con farmaci somministrati in sovradosaggio e in sequenza secondo il cosiddetto "protocollo Cazzaniga". Per le morti del marito e della madre Laura Taroni ha avuto confermata in appello la condanna a trent'anni di reclusione. Per quella del suocero è stata assolta in primo grado con formula piena per non avere commesso il fatto.

La dichiarazione di Cazzaniga

In aula non ci sono state repliche né del pm, né delle difese. La sentenza è attesa nel pomeriggio, intorno alle 17. Presente l'infermiera del pronto soccorso che fece la segnalazione all'ospedale e l'esposto alla procura di Busto, che fecero scattare le indagini. In aula anche la moglie e le figlie di Massimo Lauria, i due figli di Antonino Isgrò e le due figlie di Domenico Brasca. Leonardo Cazzaniga, presente in aula come sempre dall'inizio del processo, ha letto una dichiarazione di 15 pagine, scritta a mano in stampatello: da qualcuno - ha detto l'ex primario - "“verrà intesa come subdolo tentativo di 'captatio benevolentiae' . Dico solo che qessto è il mio autentico 'doloroso sentire'". "Pur nella acuta consapevolezza d'essere imputato di 14 omicidi volontari, quindi un "demonio", un "killer spietato" - ha spiegatp Cazzaniga - ribadisco di non aver mai agito come Lady Macbeth suggerì al consorte". Nella sua dichiarazione ha ringraziato i difensori per quella che per quello che ha definito "un percorso titanico" e la procura per l'atteggiamento mai privo di rispetto nei suoi confronti.  Un ringraziamento è andato anche agli agenti della penitenziaria di Busto e a Stefano Binda (accusato dell'omicidio di Lidia Macchi e poi riconosciuto innocente) "prezioso compagno di percorso penitenziario". Infine un pensiero agli anziani genitori, presso i quali ha trascorso il periodo agli arresti domiciliari. 

Le accuse 

Cazzaniga, infatti, nel settembre dello scorso anno aveva ottenuto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nell'abitazione dei genitori, a Cusano Milanino. E' stato ricondotto in carcere a Busto nel pomeriggio di giovedì. A rimandarlo in cella è stata la decisione della Cassazione che ha respinto il ricorso della difesa perché fosse revocata l'ordinanza del tribunale del Riesame di Milano che accoglieva il ricorso della procura di Busto e rimandava il medico dietro le sbarre. Il dibattimento, che si era avviato nel maggio del 2018, ha occupato oltre sessanta udienze In mattinata le repliche dei pubblici ministeri e della difesa. L'accusa, sostenuta dal procuratore di Busto Gian Luigi Fontana e dal pm Maria Cristina Ria, ha chiesto la condanna di Cazzaniga all'ergastolo per tutti gli omicidi contestati tranne che per il caso di uno dei pazienti, Antonino Isgrò, per il quale la perizia "super partes" disposta dalla Corte non aveva ravvisato un chiaro nesso causale fra la somministrazione dei farmaci e il decesso.

In questo caso Cazzaniga va assolto perché il fatto non sussiste. Deve essere invece condannato anche per lesioni ai danni di Massimo Guerra, marito della sua amante di un tempo, l'infermiera Laura Taroni. Chiesti per il medico l'isolamento diurno e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per la difesa, con gli avvocati bresciani Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora, l'unico intento dell'ex vice primario era invece quello di lenire le sofferenze di pazienti in condizioni tanto gravi da essere ormai irreversibili. E' stata ribadita la richiesta di assoluzione piena perché il fatto non sussiste e in subordine la derubricazione del reato da doloso a colposo, con le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti e l'attenuante legata a una condotta di particolare valore morale e sociale.

Per gli altri imputati la procura ha chiesto la condanna per omessa denuncia e favoreggiamento personale di Cazzaniga (con l'eccezione del caso Isgrò) per i medici della commissione nominata dall'ospedale per verificare l'operato del vice primario: quattro anni di reclusione e 250 euro di multa per Roberto Cosentina, che come direttore sanitario dell'azienda ospedaliera promosse la commissione, Paolo Valentini, direttore medico e coordinatore della commissione, Maria Luisa Pennuto, responsabile della medicina legale; quattro anni e 500 euro di multa per Nicola Scoppetta, dirigente del pronto soccorso e quindi superiore diretto di Cazzaniga. Per tutti è stata chiesta l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Infine i pubblici ministeri hanno chiesto una multa di 1.548 euro per l'oncologo Giuseppe Di Lucca che risponde di omessa denuncia per il ricovero del paziente Angelo Lauria.