REDAZIONE VARESE

La staffetta partigiana. Busto Arsizio candida. Giannina Chiapparelli a “L’Italia delle donne”

La bustocca è il personaggio scelto dalla Giunta per il bando nazionale. Con il nome di battaglia “Valeria Spina”, l’operaia del Borri . prese parte alla guerra di Liberazione e organizzò i primi Gruppi di Difesa. .

La staffetta partigiana. Busto Arsizio candida. Giannina Chiapparelli a “L’Italia delle donne”

La bustocca è il personaggio scelto dalla Giunta per il bando nazionale. Con il nome di battaglia “Valeria Spina”, l’operaia del Borri . prese parte alla guerra di Liberazione e organizzò i primi Gruppi di Difesa. .

Staffetta partigiana, promotrice dei Gruppi di Difesa della donna durante la Resistenza Giannina Chiapparelli è la figura femminile proposta dall’assessore alle Politiche educative Chiara Colombo quale candidata al bando “L’Italia delle donne - Avviso pubblico per l’individuazione di figure femminili da promuovere a livello nazionale e locale” del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’avviso intende valorizzare biografie di figure femminili italiane o straniere non viventi, che si siano distinte nei campi delle lettere (“Donne di penna”), delle arti teatrali e cinematografiche (“Donne di scena”) e dell’impegno civico e istituzionale (“Donne delle istituzioni”). Giannina Chiapparelli, nata a Busto Arsizio nel 1920, scomparsa nel 1999, operaia al Calzaturificio Borri, partecipò attivamente alla guerra di Liberazione. La sua testimonianza è raccolta nella pubblicazione “Donne per la libertà”, che raccoglie le biografie di alcune partigiane del bustese e dell’Altomilanese. Si legge nel libro: "Noi donne che cosa possiamo fare, fu questa la domanda che rivolsi ad Attilio Crespi, impegnato nella lotta antifascista e capomeccanico al Calzaturificio Borri dove io lavoravo come operaia. Crespi mi diede la risposta che attendevo e cioè darsi da fare, organizzarsi, perché la lotta contro fascisti e nazisti aveva bisogno anche di noi". Giannina fu messa in contatto con antifascisti di Milano dove già si erano formati i primi Gruppi di difesa della donna, quindi seguendo le loro indicazioni cominciò ad organizzare l’attività delle donne bustesi. Con il nome di battaglia “Valeria Spina”creava contatti con le operaie che lavoravano nelle fabbriche bustesi per dar vita a più nuclei di lotta. Continua la sua testimonianza, in cui ricorda tutte le compagne nell’esperienza partigiana: "Nacquero così anche nella nostra città i Gruppi di difesa della donna, erano coinvolte operaie, casalinghe, che mettevano a disposizione le loro case per nascondere i giovani renitenti alla leva e i partigiani. Formavamo una grande rete di solidarietà, noi donne eravamo unite, volevamo affermare i nostri diritti, avevamo sete di libertà".

Erano diverse le attività da organizzare, ricorda ancora “Valeria Spina”: "Bisognava formare le staffette che avevano il compito di portare ordini e armi ai partigiani, promuovere corsi di formazione per infermiere, indispensabili per poter prestare le cure necessarie ai partigiani feriti, un servizio possibile grazie alla collaborazione del dottor Urbano Bertapelle e del dottor Aldo Habermann, la cui moglie Rosa era impegnata nell’attività clandestina con me". Nel marzo 1944 un episodio in particolare dimostrò il coraggio delle donne, lo sciopero dei lavoratori al Calzaturificio Borri. Racconta Giannina Chiapparelli: "All’improvviso arrivò una squadra di fascisti che occuparono l’azienda. Spianarono i mitra, noi donne ci ribellammo a quella ennesima dimostrazione di prepotenza, e una di noi, Gemma Milani, venne trascinata via e portata in carcere, noi operaie non ci lasciammo intimorire , ci presentammo a Sandro Mazzeranghi, che comandava la Brigata nera, dicendogli che eravamo tutte colpevoli e volevamo essere arrestate come Gemma. La vedemmo il giorno dopo, la rincuorammo dicendole che non avremmo ripreso il lavoro finchè non fosse stata liberata, tre giorni dopo fu scarcerata".

La liberazione era ancora lontana, Giannina Chiapparelli cominciò a suscitare qualche sospetto tra i fascisti, il rischio era di essere arrestata, così fu costretta a lasciare Busto ma continuò con coraggio la sua attività clandestina nel saronnese fino alla Liberazione. Ora la proposta della giunta per valorizzare la sua storia con la candidatura al bando nazionale “L’Italia delle donne”. R.V.