Il sindaco: "Impegno per l’ospedale"

Saronno, durante l’incontro in municipio Airoldi rassicura il personale della Rianimazione, a corto di anestesisti

Migration

di Sara Giudici

"Ho assicurato il mio impegno per un’azione che coinvolga tutti i sindaci del territorio da attuarsi quanto prima, pur nella consapevolezza che il caos che regna in Regione Lombardia in tema di sanità rende tutto ancor più difficoltoso". Sono le parole del sindaco Augusto Airoldi che fa il bilancio dell’incontro avuto lunedì con la delegazione composta da personale del reparto di rianimazione dell’ospedale di Saronno. A mobilitare i dipendenti il fatto che, a causa della carenza di personale medico in servizio, il reparto sia "in predicato di essere chiuso o quantomeno ridimensionato".

Da qui l’appello degli operatori al sindaco Airoldi ma anche all’intera città: "Abbiamo dato il massimo in questi mesi. Abbiamo dato giorni e notti senza risparmiare le nostre forze. Ora siamo noi che abbiamo bisogno di essere aiutati. È quasi paradossale chiedere di essere aiutati nel compiere al meglio il nostro lavoro. Ma è di questo che abbiamo bisogno". Fanno anche il quadro della situazione: "A Busto e Gallarate è presente un adeguato e congruo numero di anestesisti (a Gallarate 20 più il primario, a Busto 19 più il primario) mentre nel nostro presidio, quello più martoriato sono presenti solo 6 anestesisti più il primario. Il personale medico nella figura degli anestesisti a Saronno è in cronica diminuzione da diversi anni. Alcuni pensionamenti e molti trasferimenti non sono stati rimpiazzati né in passato né ora. Ed è per questo che il nostro ospedale ora si trova ora in sofferenza. Mancano gli anestesisti e i turni non possono essere coperti". Una posizione condivisa a pieno anche dal primo cittadino che rilancia: "La delegazione mi ha rimarcato la cronica carenza di personale medico in servizio al reparto di rianimazione del nostro ospedale che, se non rapidamente colmata dalla direzione aziendale, rischia di portare, se non alla chiusura, a un drastico ridimensionamento dello stesso. E, come è facile intuire, senza adeguato numero di anestesisti non esiste chirurgia, blocco operatorio e pronto soccorso. In altre parole non esiste più un ospedale di primo livello, ma un poliambulatorio". Un tema su cui nelle ultime ore è arrivata anche una forte presa di posizione del Comitato per la salvaguardia e la tutela dell’ospedale cittadino che ha lanciato ancora una volta l’allarme contro la chiusura dei reparti, avvenuta per l’emergenza Covid e per le tante difficoltà in tema di personale con cui la struttura fa i conti: "Ci chiediamo perché debbano i cittadini del Saronnese subire sempre i disagi per farsi curare a differenza dei cittadini di Busto e Gallarate i cui ospedali distano pochi chilometri e operano con doppioni di unità operative, tra cui due rianimazioni". E la chiosa è altrettanto dura: "Se l’obiettivo è il ripristino delle funzioni di tutti i reparti, rilanciando la storica immagine e il prestigio del nosocomio di piazzale Borella riconosciuto fino a qualche anno fa, questa direzione strategica, secondo noi, non lo sta rispettando; in qualsiasi azienda privata verrebbe messo in discussione l’operato del direttore generale". Da queste considerazioni è arrivato l’appello al comprensorio: "Invitiamo tutti i sindaci del comprensorio, in qualità di autorità sanitarie responsabili della salute, a farsi promotori di azioni forti in difesa dei diritti dei loro concittadini".