GABRIELE MORONI
Cronaca

Busto Arsizio, la perizia su Eva: "Non era soggiogata dalla suora"

La giovane suicida e la relazione malata con la religiosa Farè. In Appello la perizia su documenti e sms «Nessuna patologia»

Maria Angela Farè

Busto Arsizio (Varese), 22 febbraio 2019 - Eva Sacconago non era affetta da patologia psichiatrica o da un disturbo della personalità che potesse portarla alla dipendenza, alla sottomissione. È la risposta della perizia che la prima Corte d’appello di Milano ha affidato allo psichiatra forense Franco Martelli. Il quesito era quello dell’esistenza o meno di una patologia e in caso affermativo quale incidenza «possa avere avuto nelle relazioni interpersonali e, in particolare, nel rapporto intrattenuto con l’imputata Farè Mariagela nell’arco temporale 2002-2010; se, inoltre, tale condizione, ove riscontrata, abbia integrato uno stato di inferiorità psichica».

«Dall'esame degli atti – è la conclusione delle 42 pagine della perizia – non si ritiene di ravvisare nella defunta Eva Sacconago una patologia psichica (...) o un disturbo di personalità. Il sottoscritto, non ravvisando patologia o disturbo nel periodo 2002-2010, ritiene di non esprimersi riguardo alle relazioni di Eva Sacconago a partire da tali configurazioni psichiche». Eva Sacconago aveva 15 anni all’epoca della conoscenza con suor Maria Angela Farè, di 24 anni più anziana, all’oratorio Sant’Edoardo, a Busto Arsizio. Nel dicembre del 2015 il tribunale di Busto aveva condannato la Farè (tornata a vestire gli abiti civili) a tre anni e 6 mesi di reclusione, a fronte di una richiesta dell’accusa di nove anni e 9 mesi.

La condanna era venuta per un unico episodio di violenza sessuale che risaliva al mese di maggio del 2011, poche settimane prima che Eva decidesse di togliersi la vita, a 27 anni. Era caduta anche l’accusa di stalking. Il perito ha lavorato su una enorme massa appunti, diari, mail, messaggi anche audio, consulenze, cartelle cliniche, un video. Esistono «elementi disfunzionali dell’assetto psichico di Eva». È «un’adolescente con un fondo di ansietà correlato, essenzialmente, a timori abbandonici rivolti a persone affettivamente investite»: suor Farè e in età adulta don Alessandro, giovane prete dell’oratorio. Figure «carismatiche», «su cui Eva riversa un desiderio di vicinanza e di intimità affettiva, ma anche di aiuto e di sostegno».

Lo psichiatra ravvisa aspetti «borderline» (impulsività, minacce suicidiarie, vissuti di vuoto). Eva ha «un intenso bisogno di approvazione da parte del contesto relazionale e affettivo dell’oratorio nel quale aveva trasferito attese e istanze di ‘riconoscimento’. Eva teme il ‘casino’, lo scandalo». Tuttavia, queste disfunzioni non contengono «le caratteristiche diagnostiche di un disturbo di personalità - in modo particolare di un disturbo dipendente, comportante quella che necessità pervasiva di accudimento e di accompagnamento che porta alla sottomissione». Il processo d’appello a Maria Angela Farè riprenderà il 26 febbraio.