
Giorgia Testa è nata a Bergamo nel 1996 ed cresciuta a Cardano al Campo
Cardano al Campo (Varese) – Venerdì è stata la Giornata mondiale del cuore. Chi meglio di un paziente può restituire un senso autentico a questa data? Screening e iniziative ad hoc vanno bene ma una testimonianza diretta di malattia e guarigione cattura l’attenzione. La storia di Giorgia Testa – nata a Bergamo nel 1996, cresciuta e residente a Cardano al Campo – è lì a dimostrarlo. I medici diagnosticano alla bambina non ancora nata una cardiopatia congenita, e suggeriscono alla madre d’interrompere la gravidanza. Giorgia viene invece alla luce e affronta il primo intervento chirurgico a tre giorni di vita, il secondo a un anno e mezzo.
La sua patologia non le impedisce di esprimersi attraverso lo sport e l’arte. A 11 anni viene sottoposta a un cateterismo cardiaco, intervento di per sé non invasivo cui sono però seguite delle complicazioni: si torna in sala operatoria. Nei giorni successivi, in Terapia intensiva, Giorgia conosce Leonardo, diventano amici. Si prendono cura l’uno dell’altra e imparano, dopo anni di discriminazione per le loro cicatrici, il significato dell’accettazione di sé e dell’altro. Una volta usciti dall’ospedale rimangono in contatto, supportando i loro sogni. Leo voleva diventare un calciatore: ma a 15 anni muore dopo una partita.
Il lutto insegna a Giorgia che non c’è ragione per rinunciare ai sogni, come le diceva sempre Leo. La ragazza si diploma nel 2018 alla prestigiosa “American Musical and Dramatic Academy” di New York, dove lavora in celebri teatri e produce diversi spettacoli. Poi pubblica “Dietro le mie cicatrici” (edito da Chronos), l’autobiografia di chi ha affrontato e sconfitto la malattia. Decide quindi di fondare nel 2022 l’associazione “La musica del cuore” con l’obiettivo di educare e sostenere, attraverso la musica e il teatro, i bambini cardiopatici e le loro famiglie, specialmente durante il periodo post-operatorio.
“La creazione dell’associazione e la pubblicazione del libro sono state un modo per riappropriarmi della mia storia – commenta Giorgia – Dopo l’elaborazione del lutto per Leonardo, mi sono accorta che ero io a poter finalmente raccontare la mia storia senza che lo facessero gli altri per me, basandosi sulle mie cicatrici".