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Maltempo, frana di Cerro: la collina fa paura. Nuovi cedimenti su tutto il Verbano

Salgono a quindici le case evacuate FOTO -I soccorsi a Cerro di Laveno Mombello / La frana sulla villetta di Claudio Perozzo e Gabriele Moroni

Laveno Mombello, la frana che ha travolto la casa: due vittime

Laveno Mobello, 19 novembre 2014 - Finita la pioggia, non la paura. Ieri a Laveno nella zona di via Buonarroti, via comunale già parzialmente chiusa per possibili conseguenze e franamenti che interessano la collina franata in via Gattirolo, è stato segnalato un nuovo cedimento, che interessa la collina già franata nel 2000, nei pressi del Circolo di Cerro. Sul posto stanno ancora verificando i tecnici comunali e il geologo, ma a titolo precauzionale sono state evacuate alcune abitazioni, salgono così a 15 le case evacuate a Laveno Mombello. Ieri sono continuati i lavori di sgombero del fronte frana di via Gattirolo, mettendo in luce come l’evento franoso da una collina prima ricca di alberi abbia spazzato via i gabbioni di contenimento, i muri di cinta dell’abitazione piombando con estrema violenza sulla casa e sfondandola in più punti. Saranno le indagini della magistratura a chiarire le eventuali responsabilità dirette o indirette di questa situazione.

Qualcuno ha persino azzardato che forse lì le abitazioni non dovevano esserci, ma va detto che si tratta prevalentemente di abitazioni realizzate quasi un secolo fa, quando la collina aveva una conformazione diversa.  

Tanti interrogativi per la tragedia di Cerro. Tentiamo qualche risposta con Giuliano Besana, ex assessore all’agricoltura e territorio della Comunità montana. Besana, uno dei primi punti emersi è stato il disboscamento della pineta.  «Il disboscamento in sé è stato un bene. I pini sono alberi con radici perpendicolari al terreno, inadatte per un pendio. Per i pendii la piantumazione adatta è con salici e noccioli, piante con apparati radicali che vanno in profondità e non hanno peso. In più, queste piante fanno gruppo. Quella è una zona sabbiosa, nelle vicinanze del cimitero c’era una cava di sabbia».  

Allora tutto è partito dal campo di calcio sulla sommità della collina? «Il campo sportivo con la pioggia si riempie d’acqua. Si sa dal 2003. Per questo è importante esaminare i disegni dei lavori. Si deve verificare quali lavori sono stati eseguiti, se ci sono stati degli innalzamenti del terreno. Se sono avvenuti dei cambiamenti della zona, l’acqua devia dal corso naturale creando una erosione. Già domenica l’acqua di quel laghetto naturale stava uscendo da un’altra parte. Prima quel campo di calcio si riempiva d’acqua, drenava e tutto tornava come prima».  

Qualcosa era cambiato? «Prima si erano verificati degli smottamenti. Può darsi che qualcosa fosse mutato. Scendevano acqua e limo. Vuol dire che sotto c’erano acqua e limo».  

Cos’è mancato in questi anni? «Non lo so. La signora Lia ha sempre detto che quella collina senza più alberi le faceva paura».  Inizia conta dei danni, che al momento sono ancora incalcolabili. Dai primi di novembre a lunedì notte sono piovuti oltre 750 millimetri di pioggia: è stata ancora la neve a salvare l’area del Verbano da una ben più dannosa esondazione. La neve precipitata sino ai 1500 metri di quota, ha congelato sulle alture milioni e milioni di metri cubi d’acqua che avrebbero influito sui livelli del lago per altri 50-80 centimetri. Ieri in una nota il Consorzio dei laghi, che gestisce lo sbarramento della Miorina tra Lago Maggiore e Ticino ha fatto sapere che « i dati reali di stamane confermano che il lago è in calo, in misura maggiore del previsto nella zona settentrionale e secondo le previsioni allo sbocco». Tante le provinciali ancora chiuse, ieri una frana è caduta sulla 69 a Brezzo di Bedero (foto sotto) costringendo a bloccare il traffico lungo la strada rivierasca. 

di Claudio PerozzoGabriele Moroni