ANDREA GIANNI
Cronaca

Delitto Macchi, coltelli al vaglio della scienza

I reperti recuperati al Parco Mantegazza saranno analizzati da un antropologo forense. Ma nell'area verde si cerca ancora: in arrivo una proroga del sequestro

Militari alla ricerca di reperti con il geo-scanner

Varese, 26 febbraio 2016 - Sette sacchi con all’interno oggetti in ferro arrugginiti e usurati dal tempo, trovati in questi giorni nel Parco Mantegazza di Varese, sono destinati alla discarica. Altri reperti più importanti, tra cui sei coltelli e un falcetto sepolti sotto terra, sotto sequestro, verranno analizzati da un antropologo forense nominato dal sostituto pg di Milano Carmen Manfredda, che sta coordinando le indagini della Squadra mobile di Varese sull’omicidio di Lidia Macchi.

Lunedì il magistrato conferirà l’incarico e prenderanno il via le analisi per accertare se tra quelle lame arrugginite si nasconde il coltello con cui, nel gennaio 1987, fu uccisa la studentessa di Varese. Secondo alcune ipotesi investigative Stefano Binda, arrestato lo scorso 15 gennaio con l’accusa di aver ucciso Lidia Macchi, potrebbe essersi liberato dell’arma del delitto nei giorni successivi all’omicidio nascondendola nell’area verde nel rione di Masnago sotto sequestro da lunedì 15 febbraio.

Le ricerche nel parco, però, non si fermano. Da quanto si è saputo, infatti, il sequestro dell’area (inizialmente previsto per un periodo di 15 giorni) verrà prorogato in quanto sono "necessari altri accertamenti". Agenti della Squadra mobile e genieri dell’Esercito continueranno quindi anche nei prossimi giorni a sondare il terreno con metal detector e geo-scanner, facendo emergere relitti dal passato. Un’attività che ha portato alla luce ferraglia di vario genere, tra cui una vecchia baccinella, monetine smarrite, filo di ferro abbandonato durante i lavori di manutenzione che nel corso degli anni sono stati eseguiti nel parco. I coltelli e il falcetto, invece, sono considerati dagli inquirenti "utili per le indagini". La sfida, per l’antropologo forense nominato dal sostituto pg, che disporrà una consulenza, è ardua. Dovrà accertare, 29 anni dopo l’omicidio, la presenza o meno di tracce sui reperti che possano essere ricondotte a Binda o a Lidia Macchi. Tracce, in particolare, di sangue che potrebbe essere rimasto sulla lama.

All'interno del parco, chiuso al pubblico, sono state scavate piccole buche, nei punti dove sono stati trovati i coltelli sepolti sotto terra da chissà quanto tempo. Le aree sono limitate da bandierine. E le ricerche dall’area giochi, battuta nei primi giorni, si sono spostate verso il castello di Masnago e altre zone del parco. "Non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni - spiega l’assessore all’Ambiente del Comune di Varese Riccardo Santinon - ma quando verrà dissequestrato il parco serviranno alcuni giorni per rimetterlo in ordine. L’apertura al pubblico non sarà immediata. Nei giorni scorsi ho svolto un sopralluogo e la situazione mi sembra accettabile - conclude - le buche verranno richiuse da chi si sta occupando delle ricerche, e dovremo solo aspettare che ricresca l’erba".