ANDREA GIANNI
Cronaca

Rapito nelle Filippine, Del Torchio: "Ho vissuto giorni tra speranza e paura di morire"

Il racconto del ristoratore: "Ho vissuto sei mesi di sofferenza: ancora adesso mi capita di svegliarmi di notte di soprassalto, con l’impressione di essere prigioniero"

L’ex missionario del Pime Rolando Del Torchio, liberato lo scorso 8 aprile

Angera (Varese), 12 maggio 2016 - "Ho vissuto sei mesi di sofferenza: ancora adesso mi capita di svegliarmi di notte di soprassalto, con l’impressione di essere prigioniero". Rolando Del Torchio, l’ex missionario del Pime rapito lo scorso 7 ottobre nelle Filippine e liberato l’8 aprile, si sta riprendendo dopo la brutta esperienza, circondato dall’affetto dei parenti e degli amici ad Angera. Domenica 29 maggio, nel paese affacciato sul lago Maggiore, è in programma un piccolo evento pubblico per festeggiare il suo rientro in Italia.

Rolando dovrebbe incontrare i cittadini dopo la messa del mattino, assieme al parroco e al sindaco Alessandro Paladini Molgora. Agli amici, intanto, ha raccontato alcuni dettagli delle lunghe giornate trascorse in prigionia su un’isola dell’arcipelago di Sulu, nel Sud delle Filippine, nelle mani del gruppo armato Abu Sayyaf. Giornate trascorse in un recinto, con una catena al piede per impedirgli di allontanarsi, sorvegliato da uomini armati. Come nutrimento pochi pugni di riso e, anche per questo, Rolando ha perso parecchi chili durante la prigionia. "Il ricordo più brutto è quella della sofferenza - ha spiegato - una sofferenza così io non l’ho mai provata. Il pensiero di poter morire da un momento all’altro".

L'ex missionario titolare di un ristorante a Dipolog City, sull’isola di Mindanao, ha raccontato di aver subito "violenze psicologiche" e ha definito i suoi rapitori "un gruppo ben organizzato, motivato, con un’ideologia religiosa radicata, pronto a morire nel nome di Allah". Nei mesi scorsi Rolando ha incontrato altri prigionieri nelle mani dei rapitori. Erano frequenti, infatti, gli spostamenti in occasione delle offensive lanciate dall’esercito filippino. Tra questi anche il canadese John Ridsdel, decapitato lo scorso 26 aprile. "Ho avuto modo di parlare con lui - ha raccontato Rolando - di scambiare impressioni, condividere paure e speranze". Poi, l’8 aprile, è arrivata la fine dell’incubo. L’ex missionario è stato accompagnato a una fermata dell’autobus, con pochi spiccioli per pagare il biglietto. I sequestratori lo hanno lasciato salire e, da allora, Rolando è tornato libero.