L’influencer Christina Bertevello condannata in appello per sequestro e pestaggio

La Corte d’Appello di Milano ha stabilito una pena di 3 anni e 4 mesi: la 26enne di Gallarate aveva estorto soldi a un ragazzo con l’aiuto del fidanzato

L'influencer di 26 anni Christina Bertevello

L'influencer di 26 anni Christina Bertevello

Confermata dalla Corte d’Appello di Milano la pena per la gallaratese Christina Bertevello, 26 anni, influencer gallaratese nota nel mondo Trap, condannata a 3 anni e 4 mesi. La giovane avrebbe preso parte al sequestro, al pestaggio e all’estorsione di 800 euro nei confronti di un 18enne da parte del suo fidanzato dell’epoca, Omar Ampolo che per la stessa vicenda due anni fa a sua volta ha patteggiato una pena di 3 anni e 7 mesi. Confermate anche le condanne a 3 anni e 4 mesi per tre venticinquenni a processo per concorso in estorsione, a 4 mesi per favoreggiamento a un altro venticinquenne.

La vicenda definita dagli stessi magistrati “una bruttissima storia” ha preso le mosse dalla rapina di un cellulare avvenuta il 15 novembre 2019 a Somma Lombardo da parte di Daniele Del Monte (condannato a 3 anni e 4 mesi) ai danni del fidanzato della Bertevello, attirato secondo il suo racconto con la collaborazione di un giovane in una trappola.

Dalla denuncia della rapina hanno preso avvio le indagini dei carabinieri di Gallarate che hanno ricostruito l’intricata e squallida vicenda. Dunque Del Monte con la complicità di un diciottenne tese un’imboscata al fidanzato della Bertevello e dopo averlo minacciato lo rapinò di soldi e telefono. Ampolo successivamente per vendetta organizzò il pestaggio punitivo nel bosco, vittima il diciottenne, legato ad un albero nei boschi e poi picchiato con violenza.

Il ragazzo venne slegato dopo che furono pagati 800 euro. Secondo l’accusa l’influencer avrebbe atteso in auto con altri tre giovani coinvolti nella vicenda mentre il fidanzato picchiava il diciottenne. I militari, per ricostruire l’intera vicenda, hanno ascoltato numerosi testimoni, analizzato filmati degli impianti di videosorveglianza ed esaminato le chat di tutti i ragazzi coinvolti riuscendo a stabilire i ruoli e i reati commessi. L’altro giorno la conferma da parte della Corte d’Appello di Milano delle condanne.