Caso Uva, cronaca di una notte d’inferno: «Sentivo Giuseppe urlare e urlare»

L’amico-testimone Alberto Biggiogero parla per la prima volta in tribunale. Sono indagati un militare e sei agenti di polizia I difensori: nessuna novità di Corrado Cattaneo

Alberto Biggiogero, testimone nel caso Uva

Alberto Biggiogero, testimone nel caso Uva

Varese, 15 luglio 2014 - Le urla di Giuseppe Uva sentite in continuazione dopo essere stato portato con l’amico nella caserma dei carabinieri di via Saffi a Varese. Ha confermato nella sostanza le accuse che ha sempre sostenuto Alberto Biggiogero, il supertestimone del procedimento a carico di sei poliziotti e un carabiniere per la morte del gruista 43enne, deceduto nel giugno 2008 all’ospedale di Circolo di Varese la mattina dopo il fermo.

Biggiogero, che quella sera fu bloccato con Uva mentre i due spostavano alcune transenne in una via del centro, è stato sentito in un’audizione durata quasi cinque ore. Era la prima volta che compariva in tribunale e la seconda in cui veniva chiamato a riassumere la vicenda (la prima nel novembre 2013, davanti ai pm Agostino Abate e Sara Arduini, in un interrogatorio che suscitò le critiche della parte civile per l’atteggiamento assunto dai magistrati).

Ieri, a sei anni di distanza, ha parlato l’uomo con cui Uva trascorse l’ultima serata della sua vita e soprattutto l’unico, al di fuori degli uomini delle forze dell’ordine, a essere stato nella caserma dei carabinieri dove, secondo i familiari di Uva e i loro avvocati, sarebbe avvenuto un pestaggio. Biggiogero è stato sentito in aula da mezzogiorno sino alle 18, con una pausa di circa un’ora, incalzato dalle domande del Gup Giuseppe Sala, che nelle scorse settimane aveva disposto nuove attività istruttorie. «Il mio assistito ha confermato ciò che ha sempre detto di aver visto e sentito - spiega Fabio Ambrosetti, il legale che rappresenta Lucia Uva, sorella di Giuseppe - La sua è stata un’audizione molto approfondita. Siamo fiduciosi che in questo procedimento estremamente complicato l’ascolto del teste, nel corso di un dibattimento, sia assolutamente necessario».

Lucia Uva si dice «fiduciosa», chiedendo di poter «avere la verità su perché Giuseppe è morto così a 43 anni». Anche Biggiogero a udienza terminata si dice «soddisfatto» per l’interrogatorio. Audizione in cui ha ribadito di aver udito urla provenire dalla stanza dove si trovava Uva, e di aver telefonato al 118 chiedendo i soccorsi. Diversa la valutazione di Luca Marsico, uno degli avvocati degli imputati: «Di sicuro non ci sono stati colpi di scena, staremo a vedere la decisione dei giudici». Decisione che dovrebbe arrivare lunedì 21, data a cui il Gup ha rinviato l’udienza e in cui è prevista la decisione sul rinvio a giudizio o sul proscioglimento degli imputati. Il mese scorso il procuratore capo pro tempore Felice Isnardi, ha chiesto per loro il proscioglimento dalle accuse più pesanti, compresa quella di omicidio preterintenzionale, e il rinvio a giudizio per il solo abuso di autorità.

corrado.cattaneo@ilgiorno.net