REDAZIONE VARESE

Busto, accusato di violenza sessuale: imprenditore assolto

La denuncia di una dipendente, assunta come hostess. La difesa: "Era una ripicca per averla rimproverata"

Un'aula di tribunale

Busto Arsizio (Varese), 7 febbraio 2019 - Era stato accusato da una dipendente di averla violentata, con baci e abbracci non voluti. Ma in tribunale, un imprenditore lombardo è riuscito a dimostrare la sua innocenza. La sentenza di assoluzione è stata un sollievo per lui, sotto accusa da cinque anni in un calvario che aveva anche mandato in crisi il suo matrimonio.

L’uomo, un 41enne di Busto Arsizio, era stato denunciato da una ragazza della provincia di Macerata, che era stata assunta da lui come hostess per partecipare a due fiere di prodotti elettronici, a febbraio e a maggio del 2014, a Civitanova e a Villa Potenza di Macerata. La ragazza aveva detto che l’imprenditore, in entrambe le occasioni, l’aveva abbracciata, le si era appiccicato addosso e si era preso con lei delle libertà senza che lei lo avesse mai incoraggiato o autorizzato. Inoltre l’uomo le avrebbe chiesto con insistenza di avere dei rapporti sessuali, sebbene lei avesse tentato in ogni modo di fargli capire che non era affatto interessata a lui, ma solo al lavoro.

Il lombardo ha da subito respinto ogni accusa. In primo luogo, durante una delle occasioni in cui, a detta della ragazza, ci sarebbero stati gli abusi, lui era dalla Finanza. Inoltre la denuncia sarebbe stata una ripicca della maceratese, che lui aveva ripreso più volte durante le fiere perché l’aveva sorpresa al telefono invece che impegnata con i potenziali clienti; per questo motivo lui le aveva detto che non l’avrebbe più chiamata a lavorare e questo avrebbe scatenato il risentimento della giovane.

Ieri, in tribunale si è chiuso il processo con il rito abbreviato, in udienza preliminare. Anche il pubblico ministero Claudio Rastrelli ha chiesto l’assoluzione dell’imputato, sottolineando come l’accusa non avesse trovato alcun riscontro e come la denunciante fosse risultata poco credibile. L’avvocato difensore Andrea Tuzi ha ribadito la linea sostenuta fin dall’inizio e cioè che quell’accusa era del tutto inventata alla luce di quanto sostenuto dall’imputato. E alla fine il giudice Claudio Bonifazi ha assolto l’imputato con la formula più ampia, «perché il fatto non sussiste».

La ragazza non si era costituita parte civile e a un certo punto aveva anche manifestato l’intenzione di ritirare la querela. Ora l’imprenditore valuterà se denunciarla per l’accusa di calunnia