
Il sindaco di Arsago Seprio Claudio Montagnoli
Arsago Seprio (Varese) - 5 agosto 2018 - Vent'anni con Malpensa: a raccontarli Claudio Montagnoli, sindaco di Arsago Seprio, al quarto mandato. Docente di matematica, vicepreside alla scuola media del paese fino al 2011, dal 1998 la sua esperienza amministrativa è caratterizzata dalla difficile convivenza con l’aeroporto che di fatto ha stravolto la vita degli arsaghesi. Anni di impegno conservati in 45 grossi faldoni che raccontano del difficile rapporto con Malpensa. Un po’ Don Chisciotte alle prese però con un “gigante” vero, l’aeroporto.
1998, l’anno che sconvolse Arsago Seprio con il decollo di Malpensa 2000. Com’era il suo paese allora?
"Arsago era un’oasi di tranquillità, un territorio magnifico, un paese con un importante patrimonio archeologico e storico-artistico,10 km quadrati di superficie, di cui per 2/3 a verde. I boschi la nostra ricchezza, tanta gente, tra cui molti milanesi, venivano qui per passeggiare immersi nella natura e nel silenzio. In autunno era un’invasione di persone per la raccolta di castagne. Malpensa ha portato disagi non risolti, e quel paese, oasi tranquilla, non c’è più, stravolta la vita dal rumore degli aerei".
Sindaco per lei sono stati due decenni di battaglie, il risultato?
"Con amarezza devo dire: mi sento come Don Chisciotte, ho lottato per la mia gente, per riavere quella serenità che il rumore degli aerei ha portato via, ma alla fine mi ritrovo con risultati scarsi, vent’anni fa i miei concittadini segnalavano i disagi che arrivavano dai sorvoli, oggi mi ritrovo ancora sulla scrivania le segnalazioni dei cittadini che non ne possono più. Due decenni spesi da amministratore per il bene del mio paese che amo nel cercare di ottenere il rispetto per un territorio che invece continua a subire l’arroganza di Malpensa senza avere benefici neppure quelli occupazionali".
Secondo lei resta un miraggio la convivenza possibile con lo scalo?
"Se guardo a questi due decenni devo dire di sì. Quanti incontri, quanti confronti, quanti tavoli per discutere e trovare soluzioni, che non sono mai arrivate. Parole e basta. Anzi la situazione può solo peggiorare: pensiamo al Masterplan, ai 30 milioni di passeggeri previsti: domando io, ma fino a che punto si può espandere lo scalo? Fino a che punto questo territorio potrà sopportare l’espansione? Purtroppo l’esperienza ci insegna che quando Malpensa vuole fare, fa, anche sulla testa di chi vive in questo territorio che reclama più rispetto. Un esempio? È lo scalo delle continue deroghe, è giusto questo? Le regole devono essere rispettate come pure le rotte, invece questo non avviene e a farne le spese i cittadini che subiscono i disagi del rumore. Una situazione pesante che incide sulla qualità della vita delle persone e sulla vita sociale del paese dove per organizzare eventi dobbiamo tener conto della programmazione dei decolli".
Che cosa chiede per il futuro?
"Chiedo che davvero finalmente possa essere rispettato il territorio e la gente che ci vive, vuol dire non imporre a tutti i costi il Masterplan con il suo programma di ampliamento senza prima aver verificato se questo sviluppo può essere sopportato. Malpensa ha nel nome il suo destino: è stato malpensato, non si continui a perseverare negli errori ma si cominci a “ben pensare” per il territorio e la gente che ci vive".
Ci sono rimpianti?
"Certo, per il mio paese, Arsago Seprio, com’era vent’anni fa, un territorio magnifico, stravolto da Malpensa".