Preoccupazione a Malpensa: "Senza Air Italy il futuro è un salto nel buio"

Presidio dei dipendenti davanti alla sede della compagnia che ha annunciato la liquidazione: timori per la difficoltà a ricollocarsi

Il presidio dei lavoratori a Malpensa

Il presidio dei lavoratori a Malpensa

Malpensa (Varese), 13 febbraio 2020 - Il piccolo Lucas compie dieci mesi, è in braccio al papà: non è in un parco giochi, ma davanti all’hangar di Air Italy, a Malpensa, sulla strada che collega i due terminal, dove è stato organizzato un presidio dei lavoratori. I suoi genitori, Cristopher Cucchetti, 33 anni, e la mamma, Dania Filippelli, 35 anni, sono entrambi dipendenti della compagnia, raggiunti l’altro giorno come tutti i loro colleghi dalla comunicazione della messa in liquidazione della società. Rischiano il posto oltre 1.500 lavoratori, mille dei quali basati in brughiera. "Ancora non riesco a rendermi conto – dice Cucchetti – è accaduto tutto così all’improvviso. Speriamo si aprano spiragli. Io e la mia compagna siamo molto preoccupati". Anche Dania, la compagna, esprime la sua preoccupazione: "Tra due mesi sarei dovuta rientrare, terminato il periodo di allattamento del mio bambino, ero contenta, invece ecco la brutta sorpresa, tutto è capitato così improvvisamente, c’è solo da sperare in una svolta positiva della vicenda".

Ieri mattina un centinaio di dipendenti di Air Italy si sono ritrovati davanti all’hangar, in presidio, mentre a Roma al ministero dei Trasporti era in corso un incontro tra il Ministro Paola De Micheli e i liquidatori della società. Amarezza, delusione, anche rabbia tra i lavoratori, sono mille quelli “basati” a Malpensa (520 invece sono occupati a Olbia). Assistenti di volo, piloti, personale di terra e manutentori ( un centinaio), che attendono risposte da Roma che possano dare continuità all’attività. Ha le lacrime agli occhi Cecilia Rubino, 43 anni, assistente di volo. "Sono mesi che lanciamo il nostro grido d’allarme – dice – Non ci hanno ascoltato e ora siamo alla fine. Il settore è morto, gli anni passano, in tanti siamo in una fascia per la quale è sempre più difficile ricollocarsi. Per quanto mi riguarda ho poche speranze". Accanto a lei la collega Susanna Valente, 47 anni: "Ho lasciato la mia bambina a casa con la febbre per essere qui, le ho detto “la mamma va a Malpensa per capire che cosa succede”, non sappiamo da che parte girarci, io avevo i turni programmati, invece è arrivata la comunicazione della messa in liquidazione. Come faccio a pensare al futuro?". Davanti all’ingresso dell’hangar i dipendenti in presidio attendono notizie da Roma, nel cuore la speranza che arrivino segnali positivi ma sono in tanti a essere pessimisti. Camilo Vigliotti, 43 anni, assistente di volo confida di avere poche speranze.

«Quanto ci sta capitando – dice – mi riapre una ferita. Ho lavorato in Alitalia fino al 2008, poi il licenziamento, adesso sto vivendo la stessa situazione. Sto malissimo se penso al futuro, spero di non dover vendere la casa". Si definisce in uno stato di disorientamento Alessandro Borghi, 44 anni, assistente di volo. "Mi sento perso, disorientato. Penso che ho una famiglia, un mutuo da pagare. Mi manca la serenità, è vero che da qualche tempo c’erano segnali preoccupanti, ma come pensare che si sarebbe arrivati a questo punto?". Marco Barni, 53 anni, assistente di volo, tanti anni di esperienza, da Eurofly, attraverso le varie fusioni della società fino ad Air Italy."Il lavoro per me era la realizzazione del mio sogno – fa rilevare - ora tutto questo si sta infrangendo: alla mia età ci si sente impotenti, difficile ricollocarsi, invece devo pensare a come riorganizzare la mia vita".

Andrea Masti, 54 anni, pilota comandante, Rsa Ugl Malpensa, tanti anni di servizio in Meridiana. Poi nel 2018 con la nascita di Air Italy si è trasferito dalla Sardegna operando su Malpensa: "È un momento molto difficile, sono deluso, ci sono due soci che non vanno più d’accordo, ora la speranza è nell’intervento del Governo. Abbiamo fatto tanti sacrifici, ma tutto era finalizzato al rilancio, che invece non c’è stato. E io nonostante la professionalità mi sento fuori gioco". Antonio, 55 anni, è un addetto alla manutenzione. "Ho lasciato la Sardegna, per lavorare qui a Malpensa, ho lasciato la mia famiglia in Sardegna e adesso? Alla mia età è difficile ricominciare". A Roma intanto si è concluso l’incontro: il ministro De Micheli ha chiesto alternative alla messa in liquidazione in grado di tutelare i dipendenti e di dare continuità ai voli. In programma la prossima settimana un altro tavolo, con i sindacati e le Regioni, Sardegna e Lombardia. "Siamo ufficialmente morti", è il commento amaro di un lavoratore alle notizie. Nel pomeriggio, un filo di speranza: Ryanair, forse, è interessata a farsi carico della situazione. Oggi la verità in un incontro a Milano.