
Aria di cambiamento in Casa Milan: Conceição esce, dirigenti a rischio. Elliott e Redbird al centro delle decisioni.
Mola
Soffia vento di tempesta dalle parti di via Rossi. C’è aria di rivoluzione in Casa Milan, i tifosi sono delusi e inferociti, anche se per adesso l’unica certezza sarà la fine dell’avventura in rossonero di Sergio Conceição, fra i colpevoli della stagione fallimentare ma certamente non il principale. La verità che per ora nessuno dice è che rischiano tutti, e quindi anche i dirigenti, a cominciare dall’amministratore delegato Giorgio Furlani e poi Zlatan Ibrahimovic, che formalmente non è neppure un tesserato del club ma che è stato e si è accreditato (almeno fino a due mesi fa) come socio e consulente personale dell’azionista di controllo Gerry Cardinale. Detto che il totem svedese dopo essere stato “depotenziato“ da Furlani (uomo di Elliott) si è sfilato riducendo il suo ruolo a quello di silenzioso “ambasciatore“, la sensazione è che adesso la posizione di tutti è fortemente indebolita e anche se ufficiosamente trapela che nessuno è a rischio “licenziamento“, in realtà il quartetto sul ponte di comando (ci sono anche il presidente Scaroni e il dt Moncada) è oggetto del possibile ribaltone. Prima, però, bisognerà vedere cosa accadrà a livelli più alti. Perché, lo si creda o no, chi decide è il Fondo Elliott (famiglia Singer), almeno fin quando Redbird (Gerry Cardinale) non restituirà i rimanenti 489 milioni del “vendor loan“. Ecco, Elliott è convinto di uscire di scena a media scadenza una volta ottenuto il rimborso di quanto prestato a Redbird, ma fin quando tutto questo non accadrà resteranno sempre le due anime della società, ciò che sta rovinando il club. Perché nei casting grotteschi delle ultime settimane tutti parlano di tutto e con tutti, anche quelli che di calcio capiscono meno. Ben venga il nuovo allenatore “nostrano“ (Sarri, Allegri, Italiano o Gasperini) e finalmente un direttore sportivo (Tare, D’Amico o Sogliano), ma adesso serve subito un manager appassionato e competente. C’era già, si chiama Paolo Maldini: il minimo che Cardinale dovrebbe fare sarebbe richiamarlo. E scusarsi.
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