GIULIANA LORENZO
Sport

Ora chiamatelo Dottor Piano

Il capitano e leader di Milano si è laureato in Scienze Motorie .

Ora chiamatelo Dottor Piano

Ora chiamatelo Dottor Piano

Alla voce bio di Matteo Piano si legge pallavolista. In realtà, il centrale astigiano, classe 1990, è molto di più. Ad esempio, ma è solo l’ultimo risultato fuori dal campo, è anche un Dottore. Tra una partita e l’altra e i playoff scudetto con la sua Allianz Milano, di cui è anche capitano, Piano ha conseguito la laurea. Gli appunti sono stati portati nelle lunghe trasferte verso Civitanova o Taranto e l’obiettivo è stato raggiunto con fermezza e determinazione. Il giocatore si è così laureato in Scienze Motorie presso l’Università San Raffaele di Milano. La tesi, discussa da poco, l’ha sfoggiata con orgoglio su Instagram: "C’è tanto in questo obiettivo, le persone che ci sono lo sanno, è una soddisfazione che mi tengo. Ho avuto 27 ore di una bellezza rara con amici e amiche che splendevano e mi hanno fatto tanto bene; questo è stato il regalo che volevo perché: "Ragass mi laureo solo per fare la festa" cit. La corona mi sta bene e credo di poterla riusare ad un carnevale, si accettano inviti di feste a tema".

Non manca un po’ di ironia, perché Piano, da sempre, è uno di quelli che cerca nella vita di tutti i giorni di prendersi poco sul serio. Sul taraflex è, invece, sempre composto e determinato, concentrato sui propri obiettivi. Il sorriso, al di fuori, lo sfoggia sempre così come la sua disarmante gentilezza. Proprio in virtù di questa indole buona ha sempre fatto del bene e continua a farlo. È un esempio il progetto "Brodo di Becchi" nato con l’amico di sempre, con cui ha condiviso pure la maglia a Modena e in Nazionale, Luca Vettori.

Quella che è inizialmente era solo una web radio, negli anni è divenuta associazione culturale e ha portato prima alla nascita di un brand etico e poi all’istituzione di una Srls. Da lì, l’idea di andare in Congo (dove vengono prodotti i capi), nel 2019, per una missione umanitaria con i Saveriani Laici, raccontata al loro ritorno e per cui hanno ricevuto il Premio Estra per lo sport. È instancabile il centrale di 2 metri 09 che vanta in bacheca pure l’argento ai Giochi di Rio 2016. D’estate, ora che è più libero senza gli impegni con la maglia azzurra (ultima apparizione a Tokyo 2020), non si ferma. Con Milanosport è stato protagonista, per il secondo anno di fila, al centro sportivo Cambini Fossati di un volley camp tenuto con l’ormai ex compagno di squadra Nicola Pesaresi e con il solito Vettori, in cui si è allenato con i più piccoli dando il buon esempio. Ora, Piano si appresta a vivere così la sua settima stagione in maglia Powervolley, una società, che, come ha detto, ha visto crescere e che l’ha aiutato. "Il sette è davvero un bel numero – ha spiegato - in generale mi piacciono i numeri dispari, poi anche nelle carte c’è il sette bello… Questo significa però anche che ho avuto la fortuna di aver visto crescere questa società, tutto l’ambiente e la passione del volley attorno a Milano. Quando sono arrivato qui, avevo 25 anni. Mi hanno dato i gradi di capitano, perché forse ero già grande, ora ci sono tanti giovani con me. Quando però si rimane a lungo in un luogo vuol dire che si sta bene. C’è una canzone di Chiara Galiazzo, che si intitola "Nessun posto è casa mia" e dice: "Si torna sempre dove si è stati bene. E i posti sono semplicemente persone". Io, a Milano, in questi anni ho conosciuto davvero tante belle persone e credo di aver trattenuto tanto del bello che ho vissuto e voglio vivere qui".

Non è così da escludere che il Dottor Piano appese le ginocchiere al chiodo possa dare una mano alla dirigenza del club mettendosi al servizio con le sue idee e creatività. Del resto, frulla tanto nella testa del centrale come ha raccontato lui stesso nel libro "Io il centrale e i pensieri laterali".

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