
Sergio Conceiçao è arrivato sulla panchina del Milan lo scorso gennaio
Tutto e il contrario di tutto. Dal 3-4-2-1 ormai classico, ma con l’eccezione Loftus-Cheek al posto di Leao, ai rispolverati “Fab Four“, in campo insieme poco meno di dieci minuti: 4-2-3-1, mossa da scacco matto. È, ancora una volta, un Diavolo sulle montagne russe quello capace di battere il Genoa in una manciata di secondi. È, ancora una volta, il Milan di Sergio Conceiçao. Il portoghese ha visto (e vede) allungarsi sulla sua panchina le ombre della lunga lista di potenziali successori.
Nel frattempo tira dritto, cambia e ricambia, a muso duro. Lavora a testa bassa, parla a testa alta. Accarezza il sogno di piazzare due titoli in cinque mesi nella bacheca di via Aldo Rossi. E, nella stagione dei paradossi, con la spada di Damocle di un contratto che può essere risolto alla fine del mese prossimo, continua a giocarsi sul campo una conferma: sembrava lontanissima, visto il nono posto che permane (-6 dalla zona Europa). Ora, meno. Una conferma che "non dipende dalla Coppa Italia. Siamo contenti di Sergio, ha portato la sua mentalità, è un lavoratore", ha ribadito al Ferraris Geoffrey Moncada, in assenza di Giorgio Furlani e Zlatan Ibrahimovic per impegni presi in precedenza. Conceiçao ha incassato le dichiarazioni del dirigente e l’ennesima reazione di un gruppo che ha dimostrato sia la proverbiale doppia faccia (incipit senza morsi, poi più di un guizzo), sia, infine, di credere nel proprio allenatore. Tanto che è arrivato il settimo ribaltone stagionale. In principio, la Supercoppa: da 0-1 a 2-1 contro la Juventus, da 0-2 a 3-2 contro l’Inter. In campionato, 5 partite iniziate in svantaggio si sono chiuse con un successo. Bis col Como (da 0-1 a 2-1), Parma (da 1-2 a 3-2), Lecce (da 0-2 a 3-2), Genoa (e con la Fiorentina, da 0-2 a 2-2). Terzo successo consecutivo tra campionato e coppe: mai successo con Conceiçao, l’ultimo tris risaliva a novembre-dicembre. Ma a chi ha sottolineato la stabilità del 3-4-2-1 (2 gol subiti in 5 gare), il tecnico ha risposto: "Abbiamo finito in un altro modo e non lo dice nessuno. Con un attacco più aperto, con Joao Felix e Gimenez che hanno ideato l’azione del pari di Leao. Dimostra non la bravura dell’allenatore, ma dei giocatori. Io sono pagato per questo: per leggere la partita. E lavoriamo, lavoriamo tanto su tutto". Anche sui cambi "che hanno fatto la differenza".
Resta la discutibile scelta di Loftus-Cheek al posto di un Leao che prima si è concesso un selfie con Balotelli ("idolo"), poi da subentrato ha fatto saltare il banco, firmando il 70° gol in rossonero, prima dell’autorete di Frendrup. Restano le parate di un Maignan sempre più in versione “Magic Mike“, con un contratto, in scadenza a giugno 2026, ancora da rinnovare. Resta il cerchio, a fine gara, con tutto il gruppo. E Conceiçao al centro: "Non ho chiesto di vincere la Coppa Italia, ho detto che chi non era entrato doveva lavorare perché domani (ieri per chi legge) ho dato un giorno libero. Non sono un bugiardo. Piuttosto preferisco non dirle le cose". Tante se le sta tenendo dentro. Mentre cova il colpaccio.
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