di Michael Cuomo
MONZA
Adriano Galliani aveva detto al mattino, arrivando in Lega, che "la panchina di Nesta è salda". Poi aveva anche aggiunto che "se vince stasera sarebbe meglio". Aveva anche sottolineato l’importanza che avrebbe avuto una vittoria, che da quelle parti, in casa, manca da marzo, e che avrebbe permesso un doppio balzo di quelli che ti portava fuori dalla zona rossa. Invece no: ancora una volta le volontà del Monza, ordinato, coraggioso, presente sotto porta, fanno i conti con la solita, ormai nota a tutti, fragilità in zona gol. E così fa festa il più cinico in campo: l’Udinese trasforma in rete 2 tiri in porta su 3, come i punti che porta a casa dalla Brianza rendendo ancora più amara una situazione di classifica che adesso fa paura. Il primo tempo piacerebbe raccontarlo solo attraverso le statistiche: il possesso palla dice 64 a 36 Monza, i tiri addirittura 16 a 3, 7-0 il conto dei corner. Ma basta una chance agli ospiti per mettere i brividi: minuto 6, cross di Zemura, testa di Lucca che salta tra Izzo e Pablo Marì senza lasciare scampo a Turati. È l’unica volta che chi scrive guarda dalla tribuna a sinistra, perché poi si gioca a una porta sola, dall’altra parte. Sembra stregata: o è la distanza di qualche centimetro dai pali, oppure il corpo bianconero che respinge. Insomma, non vuole entrare. Solo a inizio ripresa il muro friulano è abbattuto.
Chi se non Kyriakopoulos, che con Pedro Pereira sono la marcia in più a cui aggrapparsi per spingere con orgoglio alla ripresa del risultato. È il mancino del greco che affetta le gambe di difensore e portiere per un pari che sa di rimonta. Dal portoghese, lato opposto, arriva subito un cross dal quale Djuric, di testa, esalta i riflessi di Sava. Ma è proprio qui, quando la rimonta va completata, che i giri del motore monzese rallentano. Maldini, l’uomo in più, è di troppi tocchi e idee confuse; da una situazione così l’Udinese ha strada spianata in contropiede, che Bijol, difensore centrale, trasforma in diagonale sotto le gambe di Turati. Nemmeno l’orgoglio finale: è un colpo troppo duro da digerire, se poi ci si mette anche la traversa di Dany Mota. Meglio ora pensare già alla prossima: a Lecce sì, questa volta davvero, sarà un testa a testa che sa di ultima chiamata.
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