La pallavolo, Istanbul, il volo nel vuoto: Julia Ituma e le tragiche analogie con la morte di Giulia Albini

La giocatrice piemontese si gettò da un ponte nelle acque del Bosforo il 29 maggio 2012, quando aveva 30 anni. L'estremo gesto dettato da ragioni sentimentali

Giulia Albini

Giulia Albini

Maledetta Istanbul, verrebbe proprio da dire. La tragedia di Julia Ituma è stato un vero e proprio shock e con la mente ci riporta indietro nel tempo di undici anni, quando sempre nella capitale turca si consumò il dramma di Giulia Albini. Oltre a condividere lo stesso nome e la passione per la pallavolo, un tragico destino ha spezzato quelli che erano i loro sogni.

La vicenda di Giulia Albini risale al 29 maggio 2012, quando un gruppo di pescatori trovò il corpo dell’atleta trentenne nelle acque del Bosforo. Nata nel 1982 ad Arizzano, a pochi chilometri dalla città di Verbania, la giocatrice militò nelle squadre di Oleggio, Novara e Busto Arsizio per poi arrivare nella massima serie elvetica con i colori del Bellinzona. Oltre all’impegno sul campo, durante la settimana Albini svolgeva la professione di fisioterapista in una clinica del Canton Ticino.

Secondo le ricostruzioni portate avanti dalla Polizia turca, la giocatrice aveva affittato la sera prima una vettura con la quale aveva percorso la strada che conduceva al ponte Fatih Sultan Mehmet, che collega la parte asiatica con quella europea del Paese. In seguito il lancio di oltre 70 metri dal ponte che si è rivelato fatale. Da parte sua nessuna lettera o messaggio in merito al gesto. Secondo le autorità il suicidio è avvenuto per motivi sentimentali a seguito della conclusione della storia d’amore con l’ex tecnico dell’Eczacibasi, ovvero la stessa squadra che mercoledì ha eliminato Novara dalla Champions.

Nel ricordare Giulia Albini tornano alla mente le parole pronunciate da suor Giovanna Saporiti, attualmente presidentessa della Igor Gorgonzola Novara, che in quegli anni aveva ben conosciuto la giocatrice: “Era una ragazza sensibile, dolce, piena di interrogativi della vita, ma comunque serena – disse – nei nostri occhi resta l’immagine di una giocatrice sempre desiderosa di vincere, instancabile negli allenamenti e generosa con gli altri”.