
Oaktree celebra un anno alla guida dell'Inter, con focus su stadio e mercato. Marotta e Ralph protagonisti del cambiamento.
Il traguardo dei 365 giorni alla guida dell’Inter è stato tagliato da poco. Il 22 maggio, in una data che i tifosi ricordano soprattutto per il Triplete realizzato vincendo la Champions League del 2010, dopo aver già messo in bacheca, nello stesso anno, Coppa Italia e Scudetto. Poco più di un anno fa, è stata anche la data in cui Oaktree ha comunicato ufficialmente il passaggio delle quote del club nelle proprie mani, tramite escussione del pegno da Suning. Giusto per dare una conferma in più, fu scattata una foto che ritraeva l’allora amministratore delegato per la parte corporate, Alessandro Antonello e il suo omologo per la parte sportiva, Beppe Marotta, con i due manager che si erano occupati del dossier per conto del fondo: Alejandro Cano e Katherine Ralph. Due presenze che, assieme a quelle di Carlo Ligori e Renato Meduri, nelle settimane successive sono diventate sempre più assidue all’interno della sede nerazzurra in via della Liberazione.
In particolare la manager britannica è diventata un volto conosciuto, nonostante la riservatezza e la ritrosia alle dichiarazioni a microfoni accesi. Nessuna intervista, il che vale anche per gli altri manager del private equity, tanto lavoro e una grande attenzione al dossier stadio, impantanato tra le difficoltà di comunicazione che la vecchia proprietà aveva con il Milan (al contrario quella attuale già conosceva la controparte rossonera per via di altri affari extra calcio) e l’alternativa Rozzano, mai concretizzata. Oaktree ha preso in mano direttamente la questione dell’impianto tanto quanto ha lasciato carta bianca, una volta stabiliti budget e linee guida, all’area sportiva per rafforzare la rosa. Per questo Beppe Marotta ha definito Oaktree, lunedì scorso, "una presenza costante ma silenziosa". Proprio la Ralph era presente al Media Day Uefa, dove ha assistito alla conferenza stampa dell’allenatore, Simone Inzaghi, e dei due giocatori designati, Marcus Thuram e Matteo Darmian. Ha poi avuto modo di salutare i cronisti presenti, dimostrando dimestichezza con l’italiano pur nei pochi concetti espressi. Nelle settimane passate erano circolati dei fermo immagine che ritraevano la manager esultante in tribuna, assime ad Alejandro Cano e agli altri dirigenti, per le gesta della squadra durante Inter-Barcellona. "Le immagini allo stadio? È stata una grande emozione. Ci sentiamo una squadra nella squadra, c’è un grande legame con la dirigenza", si è lasciata sfuggire ad Appiano, durante il Media Day, prima di tornare al lavoro.
L’estate che sta per arrivare sarà la prima, sul mercato, con un portafoglio più pieno rispetto al recente passato. Merito dei risultati europei raggiunti, che hanno riempito le casse con i corposi premi Uefa, nonché di un botteghino che ha registrato diversi sold-out nei grandi appuntamenti, con il picco dei 14,6 milioni di euro di Inter-Barcellona, semifinale di ritorno di Champions League. La squadra, grazie anche a queste entrate e a quelle che arriveranno nel Mondiale per club, verrà ringiovanita e rafforzata. Niente più parametri zero con la carta d’identità un po’ ingiallita, spazio a calciatori che possono accrescere il proprio valore nel tempo. Come Petar Sucic, ventunenne centrocampista il cui arrivo è stato già definito, o come quel Luis Henrique (23 anni) che dovrebbe arrivare dall’Olympique Marsiglia dopo l’ultimo atto in Europa. Domenica scorsa, Piero Ausilio era in tribuna a Bergamo per visionare Ange-Yoan Bonny, altro ventunenne, attaccante del Parma con caratteristiche che ricordano quelle di Thuram. La direzione sembra piuttosto chiara.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su