
"Il mio calcio è rock"
Ricordiamo tutti le sue scorribande sulla fascia destra e quel
suo innato senso di appartenenza alla maglia del Brescia, favorito certamente anche dalle sue origini. Dopo una brillante carriera da professionista, con oltre 300 presenze in A e 176 in B, Antonio Filippini non ha abbandonato il mondo del calcio e ha studiato per diventare allenatore.
Le sue prime esperienze in panchina le ha maturate con i giovanissimi del Brescia e in seguito con la formazione Beretti della FeralpiSalò (insieme al fratello Emanuele). Un “praticantato“ che gli ha spalancato poi le
porte del calcio che conta diventando il tecnico prima di Lumezzane e Trento e poi di Livorno e Pro Sesto.
Durante le feste natalizie dello scorso anno riceve la chiamata di Marta Carissimi, la direttrice sportiva del Genoa Women, che gli offre la panchina.
"È successo tutto in modo inaspettato - ci ha confidato Antonio Filippini -. La prima domanda che mi ha rivolto è stata: “Ti piace il calcio femminile? Perché se mi rispondi di no termina anzitempo la nostra conversazione’. Le ho risposto che ero lusingato dell’interesse anche perché il calcio femminile l’ho sempre guardato con un occhio di riguardo. E così, da lì a poco, abbiamo trovato un accordo dando vita ad una proficua collaborazione".
Nonostante il bagaglio delle esperienze maturate fossero esclusivamente di pertinenza maschile e dovendo subentrare in corsa ereditando uno spogliatoio un po’ demotivato, Antonio parte subito col piede giusto prendendo le redini di una squadra in difficoltà e portandola ad una salvezza fondamentale in B.
Quest’anno ci si attende un ulteriore salto di qualità nel rendimento delle rossoblù?
"Rispetto all’anno scorso abbiamo alzato il livello tecnico delle nostre giocatrici. Sono sicuro potremo compiere un ulteriore step di crescita cercando anche di colmare il gap con le corazzate del campionato, ovvero Lazio, Ternana, Parma e Verona".
È prematuro stilare bilanci ma, dopo la sconfitta in Coppa Italia contro la Ternana, in campionato sono arrivate due vittorie casalinghe e due sconfitte esterne proprio contro Lazio e Verona.
"Nel calcio femminile è più facile prevedere i risultati, soprattutto quelli delle squadre di vertice. Nelle due trasferte sino ad ora disputate abbiamo giocato proprio contro Lazio e Verona per cui sapevamo di poter andare incontro a delle sconfitte.
In casa, però, abbiamo potuto confrontarci con squadre più alla nostra portata e le ragazze sono state brave a conquistare l’intera posta in palio".
A che punto crede sia arrivato il percorso di crescita del calcio femminile in Italia?
"Senza dubbio è migliorato sotto tutti i punti di vista. È più seguìto e, soprattutto, negli ultimi anni sono arrivate nel nostro campionato giocatrici straniere che indubbiamente hanno alzato il livello tecnico".
Il 12 novembre prossimo tornerà a Brescia da avversario per sfidare la squadra guidata da Aldo Nicolini.
"Lo conosco, l’ho già affrontato e come me, nonostante una lunga esperienza nel maschile, conosce ancora poco il movimento calcistico femminile, motivo per il quale stiamo ancora studiando. Troveremo una squadra temibile ed attrezzata, da sempre una delle realtà più forti del campionato".
E a proposito di Leonessa, nonostante il ripescaggio, l’affezione nei confronti della squadra maschile pare essersi piuttosto affievolito. Che idea si è fatto di questa situazione?
"I risultati possono aggiustare tutto. Se il Brescia riuscirà a dar seguito alle buone prestazioni mostrate sino ad ora, la passione dei tifosi tornerà ad accendersi anche se, a dire il vero, non si è mai affievolita verso i colori biancoblù".
Il 3 luglio scorso ha compiuto 50 anni: è sempre “rock“ come loi ricordiamo?
"Ovviamente. Il rock è uno stile di vita sia in campo che fuori. Si dice che una squadra debba essere immagine e somiglianza del suo allenatore.
Ecco le mie squadre dovranno essere sempre rock and roll e non da musica leggera".