LUCA MIGNANI
Sport

Giana, l’era Espinal è cominciata: "Bel gioco, empatia e chiarezza"

Il dt Albè lo ha scelto per il dopo Chiappella: "Un tecnico che viene dall’oratorio, ha risollevato le sue squadre"

Vinicius Espinal, un passato tra Serie C, la A con l’Atalanta e la nazionale dominicana

Vinicius Espinal, un passato tra Serie C, la A con l’Atalanta e la nazionale dominicana

GORGONZOLA (Milano)I sogni nascono anche dove meno ce lo si aspetta. Anzi, spesso è proprio lì che prendono forma e sostanza. E se la pasta è di quella buona, tritano via quasi tutto il resto: dubbi, inghippi, differenze, diffidenze. Così, si può volare dall’oratorio al professionismo. Tra Santo Domingo e Cassano d’Adda fino a Gorgonzola. Così, due persone in apparenza agli antipodi come Vinicius Espinal, nuovo tecnico della Giana, e Cesare Albè, storico allenatore biancazzurro e da anni dirigentissimo, sono lì a darsi di gomito, pronti a scrivere a braccetto una nuova edizione di Davide e Golia.

Undicesima stagione in Serie C per la Giana, contesto mai sfiorato nel precedente secolo di storia: "Nell’ultima stagione siamo arrivati in finale di Coppa Italia e abbiamo sfiorato le final four. Ma il concetto rimane lo stesso di quando siamo retrocessi: si va avanti", le parole di Albè. Un occhio al passato, con l’ennesimo e sempre sentito ringraziamento ad Andrea Chiappella diretto in Serie B all’Entella: "Un orgoglio". Ora, presente e futuro: "Espinal mi ha convinto, nonostante tanti altri validi candidati. Viene dall’oratorio come me. Lo seguo - ha detto Albè - dall’amichevole dell’estate scorsa, quando allenava in Serie D la Real Calepina. Ha saputo risollevare le sue squadre. Questione di empatia, di sensazioni. Qui, contano molto. Qui, in passato c’erano una ventina di anziani sugli spalti. Quest’anno siamo arrivati a oltre tremila. E io mi commuovo sempre quando vedo la gente che si affretta verso il Comunale come se andasse a San Siro".

Per aspera ad astra. Da sottovalutati. O da "underdog", l’etichetta scelta dal 42enne Espinal: "Mi sono sempre rimboccato le maniche di fronte alle aspettative. Già dal mio arrivo in Italia da ragazzino della Repubblica Dominicana: dura, prima in Sicilia, poi a Bareggio nel milanese dove una signora, Carmela, ci aveva dato una bellissima casa in affitto consentendoci di pagare quanto potevamo. Mi sono sempre preso le responsabilità. Il calcio è stata una via per esorcizzare le difficoltà. E allenare un amore". Da calciatore tanta Serie C, dopo l’assaggio di A con l’Atalanta: "L’avversario da incubo? Pavel Nedved, nel pensarlo mi svegliavo di soprassalto. Pallone d’oro non per caso, aveva tutto: cattiveria, corsa, tiro, tecnica, entrambi i piedi, personalità". Da tecnico tanti maestri, tra cui "Maurizio Sarri quando allenavo la Primavera della Lazio: se lo si vede lavorare si capisce perché è arrivato così in alto". Sul campo, anche il ritorno nella nazionale del suo paese a 37 anni: "Per giocarmi la Nations League. E pensare che prima si dormiva nei letti a castello in palestra. Emozione da lacrime, la fine di un ciclo".

Ora, la panchina: "Niente proclami, calcio propositivo ed equilibrato, empatia e chiarezza. La Giana ha dimostrato di poter fare cose incredibili, ripartiamo da qui e dal cercare di confermare il gruppo. Una sfida difficilissima, ma sono sereno e carico". All’unisono, il ringraziamento al presidente Oreste Bamonte: "Dopo la retrocessione, in Serie D ha fatto entrare tutti gratis per un anno. E nell’ultimo biennio il biglietto costava solo 5 euro: una rarità nei professionisti e non solo, serve il doppio anche per andare a vedere i ragazzini..." Albè dixit. A dargli man forte, anche lo storico consigliere e dirigente Angelo Colombo. Chiarissimo: "Come sempre non faremo il passo più lungo della gamba. Dobbiamo mantenere la categoria. Inutile fare paragoni col passato e cominciare con i “se“ e i “ma“. La Serie C è durissima, ma siamo ancora qui. Dopo una bella pagina, bisogna scriverne un’altra".

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