MATTIA TODISCO
Sport

"Dateci il nostro impianto"

La struttura indoor ferma da anni. Angelotti: "Ritardi ed errori". .

Il tema degli impianti sportivi a Milano è d’attualità da diversi anni. Particolarmente ora che il momento di Milano-Cortina 2026 si avvicina e la città si sta preparando ad accogliere un evento planetario. Saranno Giochi Invernali, ospitati a metà dal capoluogo lombardo, che nel frattempo continua a lottare con ritardi infrastrutturali anche per quel che riguarda le discipline da Giochi estivi. Vedi l’atletica leggera, alla quale la Lombardia (come ha detto pochi giorni fa su queste pagine il dt Antonio La Torre) contribuisce in maniera fondamentale in termini di tesserati. Eppure per chi si allena i tempi sono storicamente complicati e a sottolinearlo è stata la Bracco Atletica del presidente Franco Angelotti (nella foto in alto) attraverso un post su Facebook, denunciando la situazione di un “ipotetico impianto indoor“ al fianco dello storico XXV Aprile che a dodici anni dal primo progetto del 2011 non è ancora realtà. È stato costruito, ma non è agibile.

"Quell’impianto - racconta Angelotti - è nato per un accordo tra Coni nazionale e Comune di Milano, in cui si prevedeva di dare annualmente per sei stagioni 400mila euro a testa in previsione dell’Expo, in modo da mettere a posto gli impianti milanesi. La convenzione prevedeva anche un intervento sul Saini per farne un centro di preparazione olimpica. Saltata l’amminsitrazione è saltato tutto, ma la convenzione è rimasta ed è anche arrivato un progetto per il XVV Aprile che prevedeva l’impianto indoor e la sistemazione della pista, oltre che degli spogliatoi. La pista è stata rifatta, ma male, con un manto che non era stato adeguatamente testato in Italia e che non ha passato l’omologazione se non dopo un successivo retopping".

All’impianto indoor è andata peggio. "Tre anni per fabbricarlo quando ce ne sarebbero voluti molti meno - continua Angelotti - Circa tre anni fa sono terminati i lavori, ma l’impianto non è mai stato aperto perché pioveva dentro e si è quindi aperto un contenzioso con la ditta evitando un intervento risolutivo. Sistemato parzialmente il tetto, il vento ha fatto volare via le facciate in plexiglass. Risolto quest’altro problema, quando sembrava dovessero aprirlo hanno notato un guasto alla caldaia. Fatto sta che l’impianto, costato qualche migliaio di euro, è tuttora chiuso e non si sa che fine farà".

Ma chi doveva entrare in quell’impianto? "Tutti quelli che fanno agonistica e che adesso sono costretti ad andare a Saronno o a Bergamo - dice ancora Angelotti - La situazione generale resta pessima. La stessa pista dell’Arena è molto scivolosa nonostante il retopping, il Saini è chiuso per dei lavori che dureranno tre anni, il XXV Aprile è iperusurato, il Carraro è fatiscente". A maggior ragione, quel famoso impianto farebbe comodo, sebbene abbia delle limitazioni. "Ci sono il rettilineo dei 60 metri, le pedane per triplo, lungo, alto e l’asta ma solo al femminile perché non è abbastanza alto per il maschile... - spiega ancora Angelotti - Quando bisogna aspettare per fare in modo che i nostri atleti non debbano svolgere gli allenamenti invernali imbottiti di tute e felpe?".