Mazzone vent'anni dopo: "Mò ve spiego quella corsa"

Al gol del 3-3 di Baggio l’allora tecnico del Brescia andò incontenibile verso la curva nerazzurra che durante la gara lo aveva offeso pesantemente

Carlo Mazzone, oggi 84 anni, durante la corsa sotto la curva dell’Atalanta

Carlo Mazzone, oggi 84 anni, durante la corsa sotto la curva dell’Atalanta

Brescia - Ci sono giorni che non si dimenticano, e che nel tempo diventano “ compleanni“ un po’ particolari. Come quello di ieri, che Carletto Mazzone, 84 primavere festeggiate a marzo, ha rivissuto nella sua casa marchigiana a pochi passi dal mare, in compagnia della sua sua adorata moglie Maria, dei figli Sabrina e Massimo e del nipote Alessio, che da alcuni mesi gli gestisce un divertente e nostalgico profilo social (circa 25mila follower). Proprio lì, su twitter, in bella evidenza ci sono le foto di una carriera lunga quasi 800 panchine, flash che immortalano i tanti volti di Carletto, l’affettuoso “mentore” di Francesco Totti ma anche il vulcanico allenatore capace di fare ciò che i suoi colleghi mai avrebbero immaginato. E allora ecco il passo indietro lungo 20 anni, a quel pomeriggio di 30 settembre 2001 quando tifosi e addetti ai lavori “scoprirono” il fratello gemello di Mazzone, all’epoca allenatore del Brescia dove giocava un certo Roberto Baggio. Pomeriggio infuocato dentro e fuori dal campo, culminato con una corsa di Carletto sotto la curva dell’Atalanta al clamoroso gol del 3-3 a tempo scaduto del Divin Codino. Scoppiò il finimondo, quel volto dipinto di genuina rabbia si trasformò in un meme ancor prima che nascessero i meme. Quella scena è rimasta scolpita nella memoria di tutti, anche Mazzone se la ricorda ricostruendola in maniera colorita, nel suo stile. Così come commentava a caldo le sue vittorie o le sconfitte.

"E chi se lo scorda quel derby, poi proprio io che certe sfide ne ho affrontate tante, a Roma e non solo. E quel giorno nun me lo dimentico, magari ve sembro rimbambito ma nella mia capoccia ce sta tutto...". Cominciamo bene. Avanti Carletto, ci dica... "E’ che io lo capivo ad occhi chiusi quel che che succedeva, nun c’è bisogno de respirà... quelle so partite dove la tensione in campo e fuori sale alle stelle". Tutto vero . Brescia-Atalanta non è mai una partita normale. Basta poco per accendere pericolose micce visto che le due tifoserie non si sono mai sopportate. "Ma ve lo giuro, non volevo andarmi a cercà rogne, ma ciò che accadde sugli spalti mi fece stare male, mai viste e sentite certe cose in quasi 40 anni di carriera. Noi andammo in vantaggio con Baggio, forse festeggiammo troppo e infatti l’Atalanta ce ribaltò e si portò sul 3-1. In campo era una battaglia, ma mi dava più fastidio sentire già a fine primo tempo dalla curva dei bergamaschi i cori beceri che mi trafissero er core: “Carletto Mazzone romano de merda, Carletto Mazzone figlio di puttana“ e altro ancora. Non lo accettai, soprattutto pensando alla mia povera mamma che mi era morta giovanissima fra le mie braccia. Me venne il sangue agli occhi perché non era solo un’offesa nei miei confronti, si volevano colpire i miei affetti. Dissi al mio vice Menichini: “Nun ce sto, nun ce vedo più, me stanno a fà impazzì de rabbia. Mo’ vado e li meno...“".

Si ferma Carletto . Prende fiato e poi riparte. "Andai dal quarto uomo e gli dissi: “Stamme bene a sentì, tu devi scrivere tutto sul tuo taccuino, perché mo t’avviso che sto fuori de testa. Se pareggiamo scrivi tutto“. Proprio in quel momento Baggio segnò il 2 a 3 e già lì fu difficile stà zitto. Mi rivolsi alla curva dell’Atalanta e mi scappo una frase: “E mò se famo il 3 a 3 vengo sotto lì da voi…’”". Una minaccia più che una promessa.La partita volgeva al termine, ma con Baggio in squadra può succedere sempre di tutto. Ecco la punizione dal limite in pieno recupero. "Me l’aspettavo, me stavo già preparando. Al gol del 3-3 in me fu una specie di blackout, cominciai a correre verso quella curva con il pugno chiuso, più correvo e più urlavo “Mo arivo, mo arivo…” Il mio vice Menichini provò a fermarmi ma ormai nun ce stavo più con la capoccia, avevano toccano i miei sentimenti più cari. Mi trovai davanti alla rete, fu allora che capii e mi fermai. Poi andai da Collina e gli dissi: “Buttame fori, me lo merito“ (alla fine furono cinque le giornate di squalifica rimediate). Però sui giornali mi trattarono come un vecchio rimbambito, e io col sorriso dissi che era tutta colpa del mio fratello gemello. E pure de Baggio che aveva fatto tre gol...".