
Ci sono vittorie e vittorie. Quella del Monza, per la filosofia del club, per la sua storia recente, resterà: il 3-1 sul Verona, a Verona, sarebbe già di per sé qualcosa da tenersi stretto per come tutte le difficoltà sono state superate dalla forza delle idee e della squadra di Raffaele Palladino.
A questo va aggiunto che i tre gol biancorossi hanno tutti l’aria di casa della Brianz, e così è il progetto che diventa realtà sotto gli occhi di un Adriano Galliani che penserà a questo con un orgoglio provato poche volte. Lorenzo Colombo è nato a Vimercate, cresciuto a Burago di Molgora, è arrivato in Serie A nel tacco d’Italia ed è tornato a casa grazie al Monza. Doveva alla sua gente un pranzo così. Il primo gol è da attaccante puro, che difende palla a centrocampo per lanciare Colpani per poi andare a chiudere in scivolata il diagonale del vantaggio. Nella ripresa fa ancora meglio, perché fa tutto da solo: punta l’area e la difesa avversaria e poi decide di andare all’incrocio più lontano con un sinistro potente e preciso. Finita qui? Macché. Da Seregno, nato a Desio, arriva Luca Caldirola che segna riportando in campo una delle teorie di Silvio Berlusconi: "Su calcio d’angolo, correte verso la porta per essere imprevedibili alle difese e arrivare a colpire bene di testa", diceva ai suoi ragazzi. La fronte del difensore del Monza scaraventa in porta una palla che sembra San Siro, un anno fa, contro l’Inter. Qui, invece, è il Bentegodi, che dà ancora spazio al Verona di fare gol e legittimare un avvio di ripresa ben giocato e una traversa colpita nel primo tempo - dopo il palo di Pablo Marì - con una carambola che fa esultare Folorunsho.
Ma è troppo tardi per provare a rendere indigesto il mezzogiorno monzese: Palladino era già lassù, all’ottavo posto, a 16 in classifica e con la terza difesa del campionato. "Piedi per terra, non abbiamo ancora fatto nulla - le sue parole -: è un grande Monza, che vuole giocarsela con tutti senza pensare alla classifica. Complimenti a tutti, ma soprattutto a Galliani e Berlusconi per aver creato questo senso di appartenenza".