Pinguini Tattici Nucleari: "Ci davano degli wannabe, guardate dove siamo"

Il cantante Riccardo Zanotti presenta il nuovo singolo "Giovani wannabe" e aggiunge: "Sanremo? Se i nostri impegni cambiassero..."

E' uscito oggi il videoclip di "Giovani wannabe", l'ultimo singolo dei Pinguini Tattici Nucleari. Ovvero il frontman Riccardo Zanotti, i chitarristi Nicola Buttafuoco e Lorenzo Pasini, il bassista Simone Pagni, il batterista Matteo Locati e il tastierista Elio Biffi. Un video altamente simbolico, che racconta con una metafora quello che per molte persone in Italia e nel mondo spesso è un percorso accidentato e molto incerto: la transizione di genere. Un video che ritorna un po' ai videoclip anni Ottanta-Novanta, quando ad essere protagonista era una storia. La particolarità di "Giovani wannabe", infatti, è che la band non compare mai. Tutta l'attenzione è puntata infatti sulla storia che viene raccontata e non su chi la racconta. Riccardo Zanotti è il frontman dei Pinguini Tattici Nucleari.

I Pinguini Tattici Nucleari
I Pinguini Tattici Nucleari

"Il nostro "wannabe" ha un'accezione positiva, perché siamo in un’epoca di riappropriazione culturale. Come il termine "bitch" o la L word ad esempio: molti termini negativi sono oggi utilizzati in senso positivo, spesso quando una persona vuole ribellarsi li usa. A noi hanno dato spesso dei "wannabe", perché c’è la volontà di essere qualcosa che non si è. Anche nei nostri paesi di provenienza, quando abbiamo cominciato a fare musica. Ma non è negativo. Penso ai giovani che spesso non riescono ad avere uno stipendi decente, che non riescono a dire di essere omosessuali. È tutta una lotta costante, lavoriamo per essere quello che vogliamo". L'atmosfera di molte vostre canzoni è quella che si respirava in quelle del Max Pezzali prima maniera, quando raccontava la vita di provincia. Vi sentite portavoci della vostra generazione? "No non voglio avere questa responsabilità, penso che ci siano altri come i trapper che possono dire di esserlo per la loro. Penso di essere portavoce di qualcuno che vive in questa quotidianità. È per me il modo più vero di comunicare e penso che l’autenticità sia il modo migliore. Mi rendo conto di scrivere in un modo molto personale, che può essere visto anche come paraculo o piacione. Io però queste cose le vive ancora così, la mia vita è cambiata ma non così tanto. È ancora troppo centrale la musica e questa avventura di aver portato con me i miei amici di infanzia sul palco. L’unica cosa che è cambiata è che mi piace ogni tanto andare a mangiare in posti sfiziosi dove si spende un po' di più. Ma siamo ancora quelli di prima, quelli che si indignano se il caffè costa di più o se aumenta il prezzo della benzina o del pane". Come nasce una canzone dei Pinguini Tattici Nucleari? "Sono un grande fan degli Abba, io ho sempre preso come influenza la scuola svedese: la melodia viene prima di tutto. Noi in Italia siamo schiavi del testo, non possiamo dire stupidaggini in un testo. Io provo a unire la scuola italiana a quella svedese. E poi mi piace molto la gestione bandistica: dare importanza agli strumenti come fossero una voce. Anche i Negramaro lo fanno, Ligabue in certi album, lo fa anche Vasco. Quando fai musica più suonata che programmata per me è più semplice". Riccardo, quali sono le tue canzoni preferite? "Di quelle che ho scritto io, la mia preferita è paradossalmente una canzone bruttissima. L'ho scritta quando avevo 4 anni per il cane del mio vicino di casa: ne volevo uno anch'io, ma noi bergamaschi siamo restii a parlare e quindi l'ho chiesto così ai miei genitori. Il brano era tremendo, ma riassume il motivo per cui scrivo canzoni. Quell'urgenza di esprimermi. La mia preferita di altri? Ce ne sono tante: la commercial music ha raggiunto il suo apice con i Beatles - basti pensare a "Let it be", "Blackbird",  "Hey Jude" -, mentre per quanto riguarda le canzoni in po' più "pazze" non possono non dire "Bohemian Rapsody" dei Queen. Non c'è mai più stata una canzone come quella, è ineguagliabile". Il filo conduttore di molte produzioni dei Pinguini Tattici Nucleari è l'ironia. E' una tattica o davvero siete convinti che quella che state vivendo sia una favola che potrebbe finire? "Viviamo il sogno e se a un certo punto ci svegliassimo, amen. In realtà non sarebbe "amen". Se il sogno finisse ci dispiacerebbe molto, però ci si deve abituare in questo ambiente tutto può cambiare velocemente. Vivendo a stretto contatto con la caducità delle cose del mondo il modo per affrontare tutto è l’ironia. Affrontandola ridendoci su ti fa costruire un bel gruppo di amici, che poi ti supporterà nei momenti grigi. E' come una sorta di palestra e i nostri personal trainer sono le persone che cantano sotto il palco dei nostri concerti". Domanda d'obbligo: parteciperete al prossimo Festival di Sanremo? "Quest’anno non lo so. Tante volte, ed è giusto che sia così, ti chiedono di fare anche altro e magari di metterti alla prova con collaborazioni, con duetti. E questo per noi non è facile, facciamo pochi featuring e solo con artisti con cui sentiamo una vicinanza vera. Dall’altro lato dipende sempre da quali sono i nostri impegni in quel momento. Il Festival di Sanremo ci ha dato tanto, Amadeus è un grandissimo professionista e sta lavorando davvero alla grande, ma ancora non sappiamo se ci proporremo".