Crisi cinema, 6 italiani su 10 non hanno mai visto un film in sala nel 2022

I motivi: paura di contrarre il virus Sars Cov2 o fastidio per le misure anticontagio e mancanza di tempo libero per 4 italiani su 10

Pochi spettatori nei cinema nel 2022

Pochi spettatori nei cinema nel 2022

C'era una volta il fascino del grande schermo. Un mito al tramonto per sei italiani su dieci, che dall'inizio dell'anno non sono mai andati al cinema. In pratica oltre il 60% della popolazione ha disertato le sale negli ultimi otto mesi, e non è solo (o tutta) colpa del Covid. Una "marcata flessione" tanto nell'ampiezza della platea cinematografica (ridotta del 35%) quanto nella frequenza con la quale il pubblico si reca in sala: quasi dimezzati risultano i fruitori regolari, mentre i saltuari si sono ridotti di oltre un terzo. Seppure più esigui in termini demografici, a trainare la frequenza risultano oggi i segmenti giovanili, le famiglie con bambini e i residenti nelle grandi città. È quanto emerge dal Report Swg del ministero della Cultura ''Gli italiani e il cinema'' presentato oggi a Venezia.

I motivi: pandemia e mancanza di tempo

Secondo il rapporto i motivi che hanno allontanato il pubblico dalle sale nel 2022 risultano ancora legati in primis alla pandemia: con prevalenza tra i più anziani e nelle grandi città, una vasta parte di pubblico si è tenuta alla larga per timore di contrarre il virus (47%), o in misura minore (20%), perché viceversa infastidito dalla profilassi sanitaria (mascherine, Greenpass eccetera). "Ciò lascia presagire che una quota rilevante possa rientrare in sala con il ritorno alla 'normalità'- si legge - ma va tenuto conto anche del tempo che passa (un 20% afferma di non essersi recato in sala per aver perso l'abitudine, di non pensarci più, un 15% di essersi impigrito, di uscire meno) e del quadro economico delle famiglie (per il 40% dei ceti fragili si tratta di un passatempo ormai proibitivo), oltre a una insoddisfazione di una parte dei cinefili verso la qualità dell'odierna offerta di film (15%)". Oltre alla pandemia, anche la mancanza di tempo libero sembra essere uno dei motivi che allontanano dalle sale. Dalla ricerca emerge infatti che 4  italiani su 10 riportino come motivazione una carenza di tempo libero: quota che diviene maggioritaria tra i 30 e i 60 anni d'età.

Le stime per l'autunno

Ma rispetto alle proiezioni del prossimo autunno lo scenario è più incoraggiante e stima "un aumento del 51% di fruitori rispetto al primo semestre del 2022, approssimandosi ai livelli pre-Covid in termini di fruizione sia occasionale (55%) sia regolare (4%)". Tra coloro che hanno smesso di andare al cinema in pandemia, rientrerebbero così in sala 3 spettatori su 4, mentre tra i rejector storici, soltanto 1 su 10 si dice interessato.

I generi preferiti

Sul podio dei generi preferiti si confermano in primis la commedia sentimentale (che sfonda in particolare tra le donne e gli anziani), seguita a distanza dai film comici e di azione. A seguire gli altri filoni, sulle quali preferenze sembra incidere in particolare il genere e l'età: le donne e gli anziani più interessati alla commedia, al giallo e al drammatico, i giovani più attenti ai generi fantasy, avventura e fantascienza. Le platee risultano inoltre equamente divise tra chi in generale preferisce i film spettacolari (in prevalenza giovani maschi che vanno al cinema occasionalmente) e i film di autore (anziani, istruiti che preferiscono i film italiani). 

Il rapporto tra sale e visione in casa

Il canale privilegiato per la visione di film in Italia oggi rimane la tv in chiaro, con un 56% di fruitori regolari o intensivi. Al secondo posto le piattaforme OTT (come Netflix, Prime eccetera) con il 40%, seguite a distanza da Youtube (22%) che tuttavia supera le piattaforme in streaming di canali televisivi e la tv on demand a pagamento. Sempre in merito al rapporto tra visione in casa e in sala, l'indagine smentirebbe la semplificazione secondo la quale fruizione di film in sala e tramite piattaforme OTT siano comportamenti inversamente associati (più film in streaming corrisponde a meno film al cinema). Di fatto, il report rileva che tra i fruitori regolari e intesivi di piattaforme OTT per la visione di film i clienti regolari di cinema sono molto superiori alla media, mentre 3/4 di coloro che non usano lo streaming, non vanno neppure al cinema. Piuttosto, si tengono significativamente alla larga dalle sale i soggetti che guardano molti film alla televisione tradizionale in chiaro.

Il ruolo delle 'finestre'

Più complessa risulta la lettura circa l'efficacia di prolungare (o reintrodurre) un periodo di latenza tra l'uscita del film in sala e in streaming, le cosiddette 'finestre'. Se il proprio film di interesse uscisse in streaming solo dopo 3-4 mesi, il 47% degli spettatori sarebbe comunque disposto ad attendere per vederlo tra le pareti domestiche, mentre il 32% andrebbe subito in sala (soprattutto gli under 40, più istruiti dei grandi comuni). Va però considerato, spiega il Rapporto, che la maggioranza di coloro che andrebbero a vedere il film subito in sala, lo farebbe anche se il prodotto uscisse in contemporanea in sala e in streaming (il 58%). Così, una finestra esclusiva per le sale di 3-4 mesi  risulterebbe di fatto efficace su circa il 13% dei fruitori di film, un potenziale di quasi 6 milioni di over 14enni, che sceglierebbero la sala per poter vedere subito il proprio film preferito. La misura sembrerebbe tuttavia ravvivare maggiormente il rapporto tra le sale e gli spettatori che hanno ridotto la frequenza di visita con la pandemia (il 65% andrebbe subito al cinema), mentre chi ha smesso di andare al cinema dopo il 2019, preferirebbe più degli altri attendere l'uscita in streaming (51%).