Gaia: "Vi presento il mio spirito libero"

Gaia, la cantante italo brasiliana, il 30 gennaio sarà al Fabrique con “Alma“, il suo ultimo album

Gaia Gozzi, 24 anni, è attesa venerdì a Radio Italia Live

Gaia Gozzi, 24 anni, è attesa venerdì a Radio Italia Live

Milano - Incrociando le dita, Gaia il 30 gennaio presenterà il suo ultimo album "Alma" al Fabrique. Intanto, però, venerdì prossimo è protagonista di Radio Italia Live sulle frequenze dell’emittente milanese, ma anche sul sito e su Radio Italia Tv. "Ospiti i Selton, che sono miei fratelli e non potevo non cantare almeno una canzone con loro" anticipa la cantante italo-brasiliana, all’anagrafe Gaia Gozzi, 24 anni. "Credo molto nella spiritualità. A quella che mostriamo fuori, ma anche a quella ognuno porta dentro di sé".

Perché ha scelto il portoghese per parlare di anima?

"Perché il processo creativo va lasciato libero e non condizionato da pensieri che non ne fanno parte. Il primo compito che abbiamo nell’espressione artistica è sentirci liberi".

Un incontro che le piacerebbe fare?

"Vanoni, innanzitutto, ma anche Tha Supreme. Volgendo lo sguardo al Sudamerica, invece, Caetano Veloso e il duo Anavitória, vale a dire Ana Clara Caetano Costa e Vitória Fernandes Falcão, che sono pure mie coetanee".

A proposito, cosa ascolta?

"Jorge Ben Jor è il mio dio. Delle ultime generazioni, Maria Gadù, Criolo, le stesse Anavitória, tutti esponenti di una nuova ‘wave’ brasiliana che mantiene però in primo piano sonorità e scelte stilistiche molto ‘geolocalizzate’. Fin dagli anni Sessanta, infatti, se qui in Italia si è sempre guardato alla musica che gira intorno, in Brasile è rimasto aggrappato fermamente alla sua identità musicale".

Ammesso che ci sia, dove pensa di essere vissuta nella sua vita precedente?

"In Africa centrale, dove si incastravano Pangea e Pantalassa. Ritmicamente parlando, il Camerun, la makossa, li sento vicini pure alla mia musica".

Nell’album, «Ginga» la condivide con Francesca Michielin e Margherita Vicario.

"Racconta quella che è un po’ mia trinità: la natura, la donna e la spiritualità. Se non ci fossero state loro l’avrei cantata da sola, perché nella mia mente Francesca e Margherita erano due presenze insostituibili. Avevo bisogno, infatti, di due donne che credono in quello che cantano".

Tenuto conto del tipo di album, era proprio necessario andare a Sanremo?

"Prendo sempre decisioni che mi portano fuori dalla mia area comfort e bisogna ammettere che il Festival 2021 è stato qualcosa di molto anomalo. Credo fortemente che quella esperienza, nonostante il terzo giorno mi abbia messo ko, togliendomi la voce, sia stata importante. Qualsiasi cosa faccia è una lezione. Non per niente ‘Alma’ e ‘Sem tu’, che considero le canzoni più fighe del disco, le ho scritte una volta rientrata a Milano".

Potendo legarsi al polso solo nastrino colorato del Bonfim, di che colore lo sceglierebbe?

Preferirei trasparente, ma non ce ne sono. Quindi dico bianco, perché è un colore fluido e inclusivo. Vorrei che quel portafortuna mi consentisse di realizzare il desiderio più grande: capirmi. In una poesia ho letto che, una volta nati, passiamo tutta la vita a tornare quelli che eravamo. Concordo, pure io vorrei tanto tornare alla mia essenza primaria".