Gli orgogliosi restauratori dei Compassi d’oro

Dal divano giallo di Kartell alla Lampada Atollo: gli studenti del’Accademia di Belle Arti Aldo Galli in azione all’Adi Design Museum

Migration

COMO

di Simona Ballatore

Si prendono cura della seggiolina rossa Kartell e pure del suo spremiagrumi, dell’orologio Lorenz a pila e della lampada Atollo di Vico Magistretti. I “restauratori dei Compassi d’Oro“ sono gli studenti dell’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como, che fa parte del gruppo Ied (Istituto europeo di Design). Il progetto è nato due anni fa con l’apertura dell’Adi Design Museum, coinvolgendo l’accademia comasca, che con 30 anni di storia alle spalle è l’unica scuola privata in Italia che rilascia il diploma accademico di secondo livello in Restauro, riconosciuto dal ministero dell’Università e abilitante.

A loro è stato affidato il compito della catalogazione delle 3.000 opere della collezione Compasso d’Oro (sono già a quota 300), stendono i report sul loro stato di salute, procedono al restauro vero e proprio di alcuni manufatti.Tra gli oggetti che hanno catalogato ci sono perle di design come il divano giallo di Kartell disegnato da Philippe Starck, la lampada Lola di Luceplan, la macchina da cucire Necchi di Marcello Nizzioli, la Poltrona Sacco di Zanotta e il modellino Pininfarina. Da ottobre gli studenti hanno uno spazio-laboratorio all’interno del Museo dove portano avanti le attività di conservazione e di studio. Come pure di valorizzazione.

"Ogni opera è accompagnata da un documento che ne identifica lo stato conservativo partendo dall’analisi dei materiali costitutivi – spiegano dallo Ied –. Gli studenti del quarto e del quinto anno del corso di Restauro di Accademia di Belle Arti Aldo Galli realizzano tutti i condition report: il primo step coincide con l’analisi della documentazione fotografica, il secondo con lo studio dello stato di conservazione e la relativa schedatura dei dati tecnici, il terzo con la ricognizione di tutti gli interventi di restauro apportati. Un’attività multidisciplinare che richiede molto tempo e un’alta preparazione tecnica". Il report, infatti, deve essere aggiornato e facilmente consultabile oltre che confrontabile in occasione di trasferimenti delle opere. Col supporto dei docenti, gli studenti di Accademia sono stati impegnati nell’ultimo anno anche nel restauro di alcune opere esposte nel neonato Museo Adi.

"Gli interventi principali – spiegano i professori – hanno riguardato la pulitura delle superfici delle opere, realizzata a mano con piccoli batuffoli di cotone intrisi in soluzione acquosa, il “consolidamento localizzato” dei manufatti, ottenuto con iniezioni e piccole pennellature di sostanze rinforzanti e i “fissaggi puntuali” con adesivi liquidi e consolidanti". Sono state anche realizzate integrazioni strutturali - stuccature - e pittoriche. Gli interventi più invasivi vengono realizzati nei laboratori specializzati di Accademia mentre le attività di conservazione, pulitura e i restauri leggeri vengono svolti nello spazio-laboratorio dedicato all’interno del Museo.