Le fragranze del Magna Pars: "Hotel à Parfum" del mondo

Dalle stanze alle sale, dai giardini ai menù gourmet e alla lista dei cocktail. L’universo parallelo degli odori disegnato su misura di ogni singolo cliente.

Le fragranze del Magna Pars: "Hotel à Parfum" del mondo

Le fragranze del Magna Pars: "Hotel à Parfum" del mondo

Dettagli. E prove. Perché gli indizi sono eloquenti più di quanto saprebbero esserlo i rituali d’accoglienza propri di un 5 stelle: un Check-in Olfattivo dove scegliere la suites profumate che il cliente considera più congeniale. E a pochi metri, un laboratorio dal nome già intrigante – "LabSolue" – dove ospiti e "nasi neofiti" possono individuare le essenze più gradite con cui dividere la notte, peraltro potendo contare sui consigli di un’esperta LabTender. Privilegio tutto milanese, con affaccio sull’esuberante via Tortona e sulla defilata via Forcella, ossimoro topografico in realtà voluto e comunque gradevole. Perché il Magna Pars è il primo e unico "Hotel à Parfum" del mondo. Ed è naturale che sia il gioiello della "ICR – Industrie Cosmetiche Riunite", azienda leader in Italia ed Europa nel mondo della profumeria selettiva, albergo ricavato una decina di anni fa proprio lì, nella vecchia fabbrica avviata da Vincenzo Martone prima che il figlio Roberto, negli anni ’80, optasse per la più ampia e attuale sede di Lodi. Come dire: è un luogo predestinato quello che si presenta come un building contemporaneo da grandi vetrate, suggestivi brick-walls e voluminose griglie di acciaio. Reinterpreta il genius loci dell’ex-sito industriale.

"E ci ricorda – spiega Ambra Martone, figlia di Roberto e terza generazione alla guida del Gruppo – chi siamo. E da dove veniamo". Viaggio esplorativo che debutta con un gesto istintivo: annusare una bocchetta di essenze e lasciare che la fragranza salga per le cavità nasali assieme alle molecole odorose che vanno a stimolare l’epitelio e a provocare impulsi cerebrali. Tutto soggettivo, certo. Perché la relazione con un profumo è personale, concetto facile da intuire senza scomodare il grande Marcel Proust che nella sua “Ricerca del tempo perduto“ rammentava le petites madeleines che gli venivano offerte la domenica da zia Léonie a sud-ovest di Parigi. Hotel originale? Come minimo. Anche al di là dell’area Benessere centrata sull’Aromaterapia. Nel tardo pomeriggio, il fermo immagine immortala gli "aperitivi olfattivi" preparati da Riccardo Savà e organizzati nel Lounge Bar, dove testare i cocktail pensati da maestri profumieri con riguardo quasi reverenziale per il “Liquidambar“, omaggio all’essenza di un albero nord-americano dai sorprendenti cromatismi che in via Forcella viene accudito come un simbolo identitario.

Per inerzia, vista l’ora, l’attenzione si sposta sul ristorante “Da Noi In“ e sui piatti dell’executive chef Andrea Alfieri che compongono il "Menù à Parfum", percorso gourmet ispirato alle fragranze stagionali. Una passione, quella per le essenze odorose, che diventa metafora applicata di un’Hôtellerie destinata ad una clientela avida di sensazione più che di privilegi. Nelle varie opzioni disponibili: in una delle 68 suites dedicate agli arbusti fioriti, ai legni e agli alberi da frutto; nel laboratorio dove prenotare le essenze al bergamotto di Cécile Matton o alla lavanda di Alexandre Kosinski; o in cima al Roof Deck, meta obbligata per apprezzare i drink della maison, con affaccio sui giardini dell’albergo e sulle case a ringhiera di Porta Genova. L’invito è più esplicito che subliminale: per evadere dalla prigione emotiva della grande città, niente di meglio di una full immersion olfattiva, perché i profumi non possono mentire. Come ama ripetere Ambra Martone, vicepresidente ICR, "rivelano i posti dove ci troviamo. E le persone che incontriamo".