Uccide la ex, in carcere ammette tutto

Paolo Vecchia, 52 anni, lunedì ha massacrato di coltellate la moglie Giuseppina Di Luca. I due si erano separati da poco tempo

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di Beatrice Raspa

Ha ammesso le proprie responsabilità Paolo Vecchia, il 52enne operaio di Sabbio Chiese che lunedì scorso ha ucciso a coltellate la moglie, Giuseppina Di Luca, 46 anni, e poi si è costituito. Dopo essere rimasto in silenzio davanti al magistrato, Carlotta Bernardini, nell’immediatezza del delitto, ieri Vecchia ha risposto alle domande del gip, Riccardo Moreschi, che lo ha incontrato a Canton Mombello per la covalida dell’arresto. Un’interrogatorio durato solo mezz’ora, durante il quale ha cercato di spiegare che cosa lo ha spinto ad armarsi contro la donna che dopo 26 anni di matrimonio e due figlie (21 e 24 anni) aveva chiesto la separazione e si era trasferita con figlia minore in una casa sua, ad Agnosine.

"Non entro nel merito, ma certo qualcosa ha detto sul movente del delitto – spiega il legale Roberto Lancellotti – Lunedì non aveva parlato perché non era in grado di farlo, stavolta è riuscito a ricostruire un po’ meglio i fatti". Giuseppina ‘Giusy’, come la chiamavano tutti, operaia alla Cominotti di Agnosine, a inizio agosto aveva interrotto quella relazione ormai logora e aveva preso la decisione di separarsi. La scelta, travagliata e oggetto di infinite discussioni con il marito - incensurato, da lei mai denunciato - che non la accettava e continuava a seguirla per farla tornare sui suoi passi, sembrava irrevocabile. L’uomo stando ai colleghi e agli amici era ossessionato, ed era sprofondato in un tunnel di rivendicazioni e depressione. A qualcuno aveva detto che l’avrebbe fatta pagare alla ex, ma le sue dichiarazioni erano apparse solo un sfogo.

L’altro giorno invece di buon mattino Vecchia si è recato ad Agnosine, in via Matteotti, da lei. In tasca, un coltello a serramanico e un pugnale. Ha atteso sul pianerottolo che la 46enne uscisse per andare a lavorare – la figlia minore, Sara, dormiva nell’appartamento – e poco prima delle 8 l’ha aggredita, piantandole le lame in gola, al petto, alle spalle, al torace. L’ha colpita almeno dieci volte e le ferite mortali sono numerose, rivela l’autopsia. La vittima ha tentato di scappare e difendersi, ma è stramazzata. E’ riuscita a dire ai vicini, attirati all’esterno dalle urla, "mi hanno accoltellata", poi è morta. Nel frattempo l’uomo è tornato a Sabbio, ha riposto i coltelli su un mobile dell’abitazione coniugale, ed è andato dai carabinieri. Ora è in cella per omicidio aggravato dalle armi e dalla premeditazione, e attende che il gip si pronunci sulla convalida dell’arresto. Ieri intanto la salma di Giusy è tornata a Sabbio, alla casa funeraria di Mondalino, davanti alla quale sono state lasciate rose, scarpe rosse e il cartello ‘vietato morire per amore’.