
L’intervento di una squadra ridotta dei vigili del fuoco al Sasso Remenno
Non accenna a rientrare la polemica scatenata dalla decisione di Pietro Taeggi, sindaco di Val Masino, di richiedere l’intervento dei vigili del fuoco per far rimuovere lo striscione con la bandiera palestinese e la scritta Stop al Genocidio sul Sasso Remenno. Oltre al diluvio di critiche a mezzo social, il giorno seguente si era mossa la segreteria provinciale della UilPa VvF, con una nota inviata a prefetto e comandante provinciale dei vigili del fuoco in cui si denunciava come l’intervento di rimozione non fosse attinente ai compiti del Corpo e ne fosse andato a ledere "la neutralità e l’integrità". Il sindaco aveva difeso la propria scelta dettata da scrupoli legati alla sicurezza - dallo striscione pendeva una corda con moschettoni e qualcuno, usandola per arrampicarsi, si sarebbe potuto far male - "e non per finalità di carattere politico".
Tutto chiarito? Macché. Ieri un secondo comunicato di UilPa Vvf, oltre a disquisire sul concetto di sicurezza - che per la segreteria "va valutata con attenzione, non usata come pretesto generico (…) per evitare che il Corpo venga impiegato in contesti non di propria competenza" - riguardo all’intervento di rimozione dello striscione, afferma che "ha violato procedure e sicurezza operativa" perché effettuato "da una squadra ridotta a soli due vigili, senza caposquadra o vigile coordinatore, in violazione delle più basilari norme di sicurezza e di comando". "I lavoratori coinvolti – lamenta il sindacato – obbedienti a un ordine di servizio non conforme ai protocolli standard, sono stati esposti a critiche e rischi reputazionali senza alcuna tutela dai vertici". La richiesta al comandante provinciale è di chiarire l’accaduto.
S.B.