Un rifugio sulle montagne sacre del Nepal: nascerà grazie a due alpinisti innamorati delle Orobie

Oscar Ongania e Arialdo Donati stanno creando un eremo gemellato al bivacco che vogliono rilanciare in Val d’Arigna

Il mandellese Oscar Ongania (destra) ha trovato l’appoggio del valtellinese Arialdo Donati

Il mandellese Oscar Ongania (destra) ha trovato l’appoggio del valtellinese Arialdo Donati

Ponte in Valtellina (Sondrio) – Un rifugio che sta nascendo sulle montagne del Nepal parlerà valtellinese e lecchese grazie a due alpinisti innamorati delle Orobie valtellinesi e delle cime che vanno a sfiorare il tetto del mondo. L’idea è nata dal mandellese Oscar Ongania, esperto alpinista e viaggiatore, che ha trovato appoggio in Arialdo Donati, che 40 anni fa con la propria famiglia ha costruito il Rifugio Ottorino Donati in Val d’Arigna, forse uno dei più isolati dell’area, poco conosciuta a livello turistico ma immersa in un contesto meraviglioso dove svettano i cinque giganti delle Orobie tra cui il Pizzo Coca, con il suoi 3.050 metri.

“Curiosamente – spiega Oscar Ongania – anche nella zona dove stiamo costruendo il rifugio ci sono cinque monti, tutti sacri, dove nessuno sale, tra cui il Ganeshi Himal con i suoi 7.422 metri – Lo si vedrà benissimo dal rifugio che stiamo edificando, che sarà gemellato con il rifugio Donati".

Oscar Ongania in Nepal
Oscar Ongania in Nepal

"Quando Oscar Ongania mi ha parlato della sua idea, ho subito pensato di aiutarlo – spiega Arialdo Donati – Perché quest’anno ricordiamo sia l’edificazione del rifugio sia mio cugino Ottorino, che morì giovanissimo in un incidente stradale e amava volare col suo deltaplano sopra la Val D’Arigna".

Il progetto è stato presentato a Mandello Lario con il più grande pilota di elicottero al mondo: Maurizio Folini, il solo ad avere recuperato alpinisti a oltre 7mila metri di quota. Anche lui ha sposato il progetto ed è prossimo a partire per il Nepal, dove insegnerà ai piloti del posto a volare. "È un progetto – rimarca Ongania – che nasce da chi ama la montagna. Ho sempre sognato di costruire un rifugio in quella zona, che frequento dagli anni ’90 grazie all’amicizia con uno sherpa nativo del posto. Lì non ci sono ristoranti o negozi, lì nessuno arriva. Il rifugio che costruiremo potrà essere di aiuto per il villaggio di Sertung, dove stiamo edificando la struttura con materiali e maestranze locali, a 2.100 metri di altezza. Avrà quattro camere a pianoterra e altrettante al piano superiore, con un ristorante da cui ammirare la montagna sacra. Costruiremo anche un forno per il pane, che non esiste a Sertung dove si vive di sola agricoltura e si mangia riso. Le opportunità di fare trekking ed escursioni sono infinite: non ultima arrivare al campo base della montagna sacra a 6mila metri. Da lì non si può proseguire, ma lo spettacolo è incredibile".

Al Rifugio Donati si terrà una grande festa per raccogliere fondi destinati al progetto nepalese, ma anche per far conoscere il bivacco aperto tutto l’anno e rilanciare la zona. I cinque giganti delle Orobie e le cinque montagne sacre del Nepal, così, diventeranno un tutt’uno grazie al legame dell’amore di valtellinesi, lecchesi e nepalesi.