Per il delitto della moglie 24 anni "Reazione impulsiva, era geloso"

Brescia, le motivazioni della condanna per il caso di Milzano. "No all’equazione uxoricidioergastolo"

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di Beatrice Raspa

È stata la gelosia "l’elemento scatenante della follia omicida". Non già il timore di perdere i figli. Tuttavia va tenuto conto di un’intensità del dolo “contenuta“: "Gianluca Lupi ha agito in base a una reazione impulsiva e non con premeditazione come sovente accade in occasione di analoghe uccisioni perpetrate in ambito domestico. Non è emerso un quadro di pregresse violenze".

E subito dopo il gesto "è parso quasi incredulo, disperato e sinceramente pentito. Ha cercato nell’immediato di proteggere i figli, e dal carcere di sostenerli economicamente agevolando l’inserimento in nuovi contesti famigliari". In 37 pagine il presidente della Corte d’assise Roberto Spanò spiega le ragioni sottese alla condanna a 24 anni per il delitto di Zsuzsanna Mailat. "Non vi è nel vigente sistema un insuperabile argine normativo che imponga alla Corte di appiattirsi sull’equazione uxoricidioergastolo", ha scritto il presidente. Però "appare necessario non confondere i disturbi cognitivi con le episodiche perdite di autocontollo sotto la spinta di impellenti stimoli emotivi, non possono essere certo essere gli eccessi impulsivi e parossistici, per quanto abnormi, immotivati e irrazionali di un comportamento, a costituire la cartina di tornasole di un’asserita incoercibilità patologica dell’agire". La difesa infatti aveva insistito sul parziale vizio di mente dell’imputato, nel tunnel della convinzione ossessiva del tradimento. Per l’accusa la circostanza integrava i motivi abietti e futili, ma la Corte ha ritenuto insussistente l’aggravante: trattasi di "motivazione illogica e criticabile, ma non vacua e banale". Appare fondata al contrario l’aggravante dell’uxoricidio in presenza di minore, sebbene sia più "plausibile" il racconto dell’imputato secondo cui la figlia Carolyne al momento dell’aggressione si trovasse in bagno con i fratellini: "rabbia e ostilità verso il padre possono averla indotta in qualche eccesso narrativo, ma l’aggravante sussiste". Lupi però merita le attenuanti. "In primis per le vicissitudini pregresse del nucleo famigliare, coeso fino alla nascita di Ettore, portatore di una grave forma di disabilità. L’onerosa incombenza di accudire il bambino aveva sfibrato la coppia polarizzando l’attenzione della madre sul figlio disabile e spingendola a ricercare un qualche spiraglio di evasione non necessariamente eversivo del matrimonio. L’atteggiamento più distaccato della moglie aveva messo in allarme Lupi, inducendolo a sopravvalutare le rivendicazioni di autonomia e insinuando in lui il dubbio del tradimento.