Michele Broggio
Cronaca

L’orso è affamato, altre 6 pecore sbranate

Servirà il test del Dna ma sono pochi i dubbi che la predazione avvenuta a Mazzo, dopo quella di Grosio, sia opera del plantigrado

Orso bruno (Archivio)

L’orso è ancora in circolazione: dopo l’episodio di alcuni giorni fa – quando un presunto plantigrado avrebbe sbranato 5 pecore in località Alp a Grosio – nelle scorse ore un altro attacco si è verificato a Mazzo di Valtellina, in località Biorca: qui avrebbe ucciso 6 pecore. Servirà l’esame del Dna per avere la certezza che si tratti proprio di un orso, ma la metodologia di predazione lascia pochi dubbi al riguardo.

"È dal 2007 che ogni anno nell’area del Mortirolo registriamo il passaggio di questi animali – sottolinea Maria Ferloni tecnico faunistico della Provincia e referente territoriale per i grandi carnivori –. Per evitare questi episodi è necessario imparare a proteggere adeguatamente le pecore". Negli anni passati erano stati gli apicoltori ad avere la peggio e spesso, in questa stagione, erano stati segnalati alveari distrutti. Gli addetti al settore, però, sembrano aver adottato provvedimenti adeguati per tenere lontani gli animali selvatici, al contrario di quanto fatto dagli allevatori. Tra le metodologie più adottate – oltre all’utilizzo di ricoveri notturni e cani da pastore – quello delle reti elettrificate: "Gli allevatori – aggiunge Ferloni – utilizzano reti metalliche che, però, possono andar bene per contrastare cani e volpi, non certo orsi. Ormai la presenza di questi animali è consolidata e assumere soluzioni drastiche nei confronti dei singoli esemplari non risolve il problema: l’unica soluzione di lungo respiro consiste nell’adottare misure di difesa adeguate contro i grandi predatori". Fortunatamente, comunque, l’orso che in questi giorni si aggira nell’area del Mortirolo rimane, sostanzialmente, nel suo habitat: il fatto che predi ovini in aree in quota, lontani dai centri abitati non dovrebbe, infatti, costituire nessuna preoccupazione eccessiva.

Diverso sarebbe il discorso se l’animale iniziasse ad adottare comportamenti troppo “disinvolti”, come accaduto a Livigno solamente poche settimane fa quando un orso – non si sa se lo stesso esemplare responsabile delle predazioni registrare nel Tiranese – era stato immortalato dalle telecamere mentre rovistava nei cassonetti dell’immondizia. I danni economici da selvatici sono coperti al 100% da un’assicurazione regionale, sia quelli diretti – il costo degli animali uccisi – sia quelli indiretti, come lo smaltimento delle carcasse o i danneggiamenti alle recinzioni. "Certo anche questo comporta alcuni passaggi burocratici che possono essere una scocciatura – conclude Ferloni – ma il sistema è sicuro e in alcuni mesi i danni vengono sempre rimborsati".