
di Carlo D’Elia
Nel Basso Lodigiano si incontrano enormi campi verdi come tavoli da biliardo. Aree dove si respira un’aria di solitudine. Tra i pioppeti piantati nelle aree di golena, lungo il Po e a due passi dall’Adda, e i campi seminati a mais, si scorgono cascine e casali, spesso molto antichi e ricchi di storia. Aree che diversi decenni fa erano piene di gente, generazioni di famiglie di contadini.
Oggi sono quasi spopolati, tanto che a risaltare sono soprattutto mucche e maiali. Si tratta di realtà agricole visitabili oggi a piedi e in bicicletta attraverso la lunga pista ciclabile che in gran parte unisce i Comuni. Un percorso alla scoperta del latte che diventa Granone Lodigiano, capostipite di tutti i grana. Ma anche di quei paesi di campagna che per secoli sono cresciuti legati alla terra, ancorati al lavoro, e che hanno sviluppato castelli sontuosi. Un itinerario che parte da un Comune del Centro Lodigiano, dal castello visconteo di Sant’Angelo Lodigiano. E che prosegue direttamente a Fombio che sembra un palazzo. Poi si prosegue verso il castello di Somaglia che è più una residenza signorile che una fortezza creata per proteggere l’intero paese. Ma a caratterizzare questa fetta di Lodigiano sono soprattutto le residenze signorili, gli antichi proprietari di queste ricche terre, come la barocca e imponente Villa Litta, a Orio Litta.
Ma ci sono anche torri di solidi mattoni, come la torre della Pusterla a Casalpusterlengo e immancabili santuari, come quello famoso della Madonna delle Grazie, a Codogno. Oltre questa tappa c’è il Po che scorre incurante, chiuso nei suoi massicci argini, indisturbato dalle barche che ormai da tempo non lo solcano più. Dall’alto della strada che caratterizza l’argine del fiume e che in certi punti sovrasta i campanili delle chiese, è facile osservare l’intero paesaggio del Lodigiano: da un lato l’acqua, qualche cava di sabbia, dei rari ristoranti con atmosfera da balera estiva di 40 anni fa, dall’altro ancora una campagna verde e rigogliosa.