Valtellina, il freddo uccide i cervi del Parco nazionale

Sono una sessantina le bestie ritrovate morte a causa degli strascichi dell’inverno. Gli esperti spiegano che anche un terzo della popolazione di ungulati può sparire

Cervi nella neve in una foto di repertorio (Ansa)

Cervi nella neve in una foto di repertorio (Ansa)

Sondrio, 6 aprile 2018  - In queste settimane gli ultimi strascichi dell’inverno stanno operando l’ennesima, e spietata, selezione tra la popolazione di ungulati sulle nostre montagne. Solo i più forti ce la faranno. Per cervi, camosci e caprioli sono questi i mesi più duri dell’anno. La morsa invernale, in alta quota, è ancora lontana dall’allentare la sua glaciale presa e i selvatici sono costretti a dar fondo a tutte le energie in attesa della prima erba primaverile.

«L’inverno, oggi, è l’elemento che sostanzialmente modula la capacità di accrescimento delle popolazioni animali – specifica Alessandro Gugiatti, responsabile dei monitoraggi faunistici del Parco Nazionale dello Stelvio – Inverni con alta nevosità provocano picchi di mortalità, mentre inverni più miti permettono alla popolazione di accrescersi. Al momento abbiamo rinvenuto, circa, una sessantina di capi abbattuti dal freddo. Questi sono ancora numeri relativamente contenuti. In annate particolarmente rigide si può avere, addirittura, una moria che raggiunge un terzo della popolazione totale di ungulati. Questi numeri, comunque, verranno ulteriormente accresciuti prima dell’arrivo dell’estate: molti capi moriranno a causa di valanghe e slavine mentre, a causa della neve ancora presente, non abbiamo ancora una stima precisa sul numero di ungulati effettivamente morti. Unico modo per abbassare l’indice di mortalità quello di non disturbare o avvicinare, per nessun motivo, gli animali selvatici».

Il divieto vale sia per i cervi avvezzi ad avventurarsi nei centri abitati che, a maggior ragione, per quelli che rimangono all’interno del porprio habitat naturale. Un’altra selezione, oltre a quella posta in essere dalla natura, è però, all’opera. Proprio tra inverno e primavera, infatti, sono frequenti i contatti tra animali selvatici ed esseri umani. Cervi, camosci e caprioli vengono intralciati, nella loro già difficoltosa ricerca di cibo, dalle nostre attività, sia da quelle lecite sia da quelle illecite. Decisamente problematico il tema degli incidenti stradali che causano in gran numero, vittime tra gli ungulati. «Gli incidenti stradali – sottolinea Graziano Simonini, comandante della Polizia provinciale di Sondrio - sono un problema molto serio per la nostra provincia. Solamente nel 2017 sono stati ben 180 i sinistri stradali che hanno coinvolto animali selvatici. Noi ne registriamo diversi».

Se in questi casi si può parlare, almeno a volte, di tragica fatalità, altri fenomeni sono, invece, direttamente riconducibili ad errati comportamenti adottati da incauti escursionisti: «I cani vanno tenuti al guinzaglio, sempre – aggiunge Simonini – Soprattutto negli ultimi tempi abbiamo registrato diversi casi di ungulati, in particolare di caprioli, morsi o feriti da questi animali domestici». Discorso a parte quello relativo al bracconaggio, purtroppo ampiamente diffuso – come dimostrato da recenti fatti di cronaca – anche sulle nostre montagne.