
Valeria Sainaghi insieme al marito
Sondrio, 8 settembre 2017 - Giuridicamente legale, eppure tossico: l’alcol può causare gravi sofferenze personali, familiari e sociali, anche con consumi molto contenuti. Non solo, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo classifica fra le droghe. I problemi alcolcorrelati sono una piaga che non risparmia nemmeno la provincia di Sondrio. Anzi. A livello lombardo, i giovani valtellinesi sono primi nella classifica dell’approccio precoce alle bevande alcoliche. Può trattarsi di ragazzi ma anche di mogli o mariti; lo «stile di vita alcolico» s’instaura lentamente in famiglia e contamina l’intera rete delle relazioni causando disperazione e senso di impotenza.
Ma una via d’uscita esiste, come quella proposta dall’ Acat Sondrio, l’Associazione dei Club alcologici territoriali che fa capo ad Arcat Lombardia (l’associazione regionale dei Club alcologici territoriali). Alla guida del sodalizio locale, che conta ben 10 «Club» che dalla Valchiavenna s’irradiano fino a Tirano, c’è Valeria Sainaghi. La sofferenza che ha segnato il suo passato, con la frequenza del Club è sbocciata in speranza per il futuro di tante famiglie. «Sono diventata “servitore-insegnante” del Club “Tempo per la vita” e presidente di Acat Sondrio. Mio marito beveva e, prima di approdare al Club, abbiamo tentato diverse strade, ma senza risultati. All’inizio ero restia a frequentare il Club. Dopo pochi mesi, mio marito ha raggiunto l’astinenza, ma i risultati migliori li abbiamo visti quando abbiamo partecipato come famiglia al completo. Di solito le famiglie tendono a nascondere certi problemi, ma questo non fa altro che complicare le cose. anche perché le sofferenze che si celano dietro all’alcol sono moltissime e possono combinarsi con l’uso di altre droghe, con disturbi comportamentali, con il gioco d’azzardo».
L’approccio «ecologico-sociale» utilizzato dai Club mira a promuovere un nuovo stile di vita. «La famiglia, che partecipa agli incontri settimanali della durata di un’ora e mezza, scambia con le altre famiglie esperienze, gioie e difficoltà – precisa Sainaghi –. L’auspicato cambiamento di stile di vita è sicuramente vincolato alla frequenza regolare di tutta la famiglia. Il percorso è sostenuto da un continuo processo di formazione delle famiglie e del servitore-insegnante. La paura di “aprirsi” è di tutti, ma posso assicurare che la forza della solidarietà e dell’amicizia è in grado di far scattare meccanismi impensabili».
«Fino a qualche anno fa le persone che si rivolgevano a noi erano soprattutto uomini e donne di mezza età, ma ora non mancano i ragazzi. Quelle che solitamente fanno più fatica ad approcciarsi al cambiamento sono le donne sole, forse a causa di un retaggio culturale, ma spesso sono proprio loro che versano nelle condizioni di maggiore sofferenza».