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Leucodistrofia metacromatica, un test salva la vita ai neonati lombardi. Che malattia è, come scoprirla e curarla?

Dal luglio 2024 sono oltre undicimila i piccoli che lo hanno eseguito grazie a un accordo con la Fondazione per l’Ospedale dei Bambini Buzzi e coordinato dall’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi”. La terapia è stata messa a punto dall’Istituto San Raffaele-Telethon

Un test può salvare la vita a centinaia di bambini

Un test può salvare la vita a centinaia di bambini

Milano, 7 marzo 2025 – Neonati lombardi e prevenzione: dal 15 luglio 2024 sono oltre undicimila i piccoli che hanno eseguito il test di screening neonatale per la leucodistrofia metacromatica (Mld), una gravissima malattia neurodegenerativa di origine genetica ma una diagnosi precoce può cambiare il destino di un bambino. Dal 2022 è infatti disponibile in Italia una terapia genica messa a punto a partire dalla ricerca dell’Istituto San Raffaele-Telethon (Sr-Tiget) di Milano che può cambiare la storia naturale della malattia se somministrata prima che se ne manifestino i sintomi.

Lo studio pilota

Dall’estate del 2024 è infatti in corso in Lombardia uno studio pilota promosso dalla Fondazione Telethon grazie a un accordo con la Fondazione per l’Ospedale dei Bambini Buzzi e coordinato dall’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano per validare un test per la diagnosi alla nascita di questa malattia nell’arco di trenta mesi. L’adesione dei genitori è su base volontaria.

Un bilancio dei primi otto mesi

Dal 15 luglio 2024 sono 17 i punti nascita che hanno aderito al progetto (su 72 in Lombardia), per un totale di 11.042 neonati sottoposti al test di screening di primo livello, per un tasso medio di adesione del 41,3%. Il test di primo livello è risultato positivo per 480 neonati; il protocollo prevede in questi casi di ripetere il test e, in caso di positività, di effettuare un test più approfondito, di secondo livello. Tutti i 189 campioni sottoposti al test di secondo livello sono risultati negativi.

Spiega Cristina Cereda, direttore del laboratorio di Screening Neonatale di Regione Lombardia presso l’Ospedale Buzzi e coordinatrice dello studio: “Il fatto che ad oggi non siano emersi dei casi positivi non diminuisce il valore dello screening per questa patologia che - anzi - dovrebbe entrare quanto prima nel pannello delle patologie oggetto di screening in tutta Italia visto che è disponibile la terapia genica”. Non c’è cosa più dolorosa di non poter intervenire su un bambino perché la diagnosi è arrivata troppo tardi, come accaduto per esempio a Gioia, una bambina di Formigine i cui genitori si stanno appellando da tempo ai funzionari della loro Regione, l’Emilia-Romagna, perché introducano a loro volta il test.

Che cos’è la leucodistrofia metacromatica

La leucodistrofia metacromatica (Mld) è causata da mutazioni in un gene che portano all’accumulo di particolari sostanze chiamate solfatidi nel cervello e in altre parti dell’organismo. Nelle forme più gravi questi bambini perdono rapidamente la capacità di camminare, parlare e interagire con il mondo circostante: la maggior parte di loro muore in età infantile e ha a disposizione soltanto cure palliative. Si stima colpisca 1 bambino ogni 100 mila.

Che cos’è la terapia genica

La terapia genica per la Mld, messa a punto grazie al lavoro dei ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethondi Milano diretto da Luigi Naldini, è stata approvata nell’Unione europea alla fine del 2020 e in Italia è rimborsata dal servizio sanitario nazionale. Viene somministrata tramite un’unica infusione e ha dimostrato di preservare la funzione motoria e le capacità cognitive nella maggior parte dei pazienti, purché somministrata tempestivamente: è indicata infatti per i bambini con le forme tardo-infantile o giovanile-precoce che ancora non abbiano manifestato i segni clinici della malattia e per quelli con la forma giovanile precoce che, pur presentando le prime manifestazioni cliniche, siano ancora in grado di camminare in modo indipendente e non abbiano ancora presentato un declino delle capacità cognitive.

La diagnosi precoce

Da qui l’importanza di una diagnosi precoce: attualmente la maggior parte dei bambini idonei al trattamento riceve la diagnosi a seguito di quella in un fratello o sorella più grandi e già sintomatici, quindi non più trattabili e destinati a un inevitabile declino.