REDAZIONE POLITICA

Il grande assente

di Bruno Vespa

Perché Silvio Berlusconi è di nuovo il Grande Assente della politica italiana? Perché assiste in silenzio allo sgomento dei suoi che vedono appassire i gruppi parlamentari, mentre sbocciano quelli di Denis Verdini, mai peraltro gratificato dal Cavaliere del titolo di ‘traditore’ generosamente attribuito ad Angelino Alfano? La verità è che la vita del Cavaliere e larga parte della politica italiana sono condizionate dalla giustizia da 21 anni, da quando il 22 novembre 1994 gli venne recapitato dalla procura di Milano un avviso a comparire per corruzione, reato da cui fu assolto molti anni più tardi. Non è servita a rasserenarlo nemmeno la clamorosa assoluzione definitiva dal processo Ruby, il più insidioso, quello per ‘corruzione di minore’ che lo sbatté sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. No, la pietra miliare della nuova angoscia permanente è la condanna – l’unica definitiva – ricevuta il primo agosto 2013 per frode fiscale sui diritti Mediaset. Quella per cui ha fatto sei mesi ai servizi sociali. Quella per cui, grazie alla legge Severino, è decaduto dalla carica di senatore. Berlusconi ha fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo chiedendo che la sua condanna venga giudicata illegittima.

La sentenza, dapprima prevista per la primavera scorsa, dovrebbe essere ormai imminente. Berlusconi è straconvinto che gli verrà resa giustizia e che dall’indomani potrà rigenerarsi a nuova vita politica. Perciò oggi tace. Il Cavaliere è convinto di aver ragione su due punti. Il primo è che la legge non consente di condannare per due volte una persona per lo stesso reato (Ne bis in idem, prescriveva il diritto romano). Va in suo favore un precedente della primavera scorsa quando venne considerata ingiusta la condanna penale di Franzo Grande Stevens, braccio destro di Agnelli, che già era stato sanzionato in sede tributaria. La stessa cosa è accaduta con Berlusconi. Il secondo punto riguarda la retroattività della legge Severino. Lui è decaduto dal Senato perché si è ritenuto sufficiente che la condanna fosse intervenuta dopo la promulgazione della legge. I legali di Berlusconi sostengono invece che conta la data del commesso reato, lungamente precedente alla legge. Staremo a vedere. Se la sentenza di Strasburgo gli fosse favorevole, al di là delle immediate conseguenze pratiche, rivedremmo il Cavaliere alla guida di un cavallo rampante come nel celebre dipinto di Napoleone ad Arcole (non Arcore). Altrimenti bisognerà vedere con quanta voglia Berlusconi si accingerà alla nuova battaglia. Battaglia complessa, anche se quella condanna è ormai andata in prescrizione nel ricordo dell’opinione pubblica. Complessa perché non è facile allearsi con la Lega e restare un partito moderato, ma è impossibile sperare di vincere qualunque cosa senza allearsi con la Lega. Con molta onestà e senza infingimenti, Verdini sta preparando una lista ‘Per Renzi’. Nemmeno il Pd arriverebbe a tanto.

I deputati e i senatori che l’hanno seguito dicono di avere così un futuro. Molti s’illudono, ma intanto s’imbarcano sul gommone della salvezza sperando che ad annegare siano i compagni di viaggio. Il problema riguarda anche Angelino Alfano. Lui con Renzi sta da un pezzo, anche se dirige un partito che si chiama Nuovo Centrodestra. L’arrivo di Verdini, governativo forever, rischia di togliergli aria. Come nelle stive troppo affollate dei clandestini. Insomma, comunque vada, avremo una stagione politica piena di vittime.

di Bruno Vespa