
Il governo Draghi si avvia a essere soprattutto tecnico
Roma, 12 febbraio 2021 - Sarà un governo tecnico o politico? E quali sono le differenze? Che Draghi si avvii a un’ampia maggioranza, e quindi che il governo si farà, appare ormai scontato. I numeri prevedevano che bastassero la Lega o il M5S a garantirgli il semaforo verde. I grillini sembrano orientati al sì, con tutte le incognite sulle defezioni interne, dalla Lega emerge il sostanziale via libera di Salvini, pressato dal guru economico Giorgetti, antico fan di Draghi.
GLI SCHIERAMENTI
A dire no al momento resterebbe con certezza soltanto il gruppo di Fratelli d’Italia. Il nodo resta solo la formula. Il M5S fin dall’inizio vuole un governo politico. Netto il presidente Crimi, più sfumato Di Maio, ma la sostanza era già palese nel discorso di addio del premier Giuseppe Conte. Che in sintesi ha detto due cose: non mi metterò di traverso, ma ci vogliono politici a Palazzo Chigi. Di “scelte inevitabilmente politiche“, sulla falsariga, parla anche Nicola Zingaretti, l’altra costola del governo uscente, ma i toni sono ben calibrati e tutto vuole il segretario del Pd meno che accreditarsi come ostacolo a Draghi, acclamato ormai tanto dall’Europa e dagli Usa quanto dalle borse.
LE DIFFERENZE
Vediamo dunque le differenze tra governo tecnico e politico. In soldoni, il primo prevede una composizione dell’esecutivo per cui il presidente del Consiglio e i suoi ministri non vengono individuati tra i partiti rappresentati in Parlamento, ma tra gli esperti nelle materie economiche, sociologiche, ambientali, giudiziarie e tecnico-scientifiche. Sulla carta, il governo tecnico non sta né a destra né a sinistra e chi lo compone non è stato eletto dai cittadini, ma nominato in base alle competenze. Il governo tecnico più noto, negli ultimi anni, dopo la caduta dell’esecutivo Berlusconi, fu quello guidato dall’economista Mario Monti durante la crisi del debito, rimasto in carica quasi un anno e mezzo. Il governo politico invece non è altro che un esecutivo formato da parlamentari, o comunque personalità da loro indicate, di solito appartenenti alle forze espresse dalle urne. È quindi un governo di matrice politica e che sarà guidato dagli obiettivi e dagli indirizzi condivisi nella maggioranza. Nel governo politico non è esclusa la presenza di personalità esterne (per esempio il ministro degli Interni Lamorgese, o lo stesso premier Conte), ma si tratta di eccezioni di minoranza.
LE POSSIBILITA' DI AZIONE
Fin qui le fredde definizioni. Quale invece la sostanziale differenza nelle possibilità di azione? Di fatto nessuna, sulla carta, per un governo con ampia maggioranza e pieni poteri. Ma il bivio si delinea sugli indirizzi. Il governo tecnico, di solito e sempre sulla carta, non prevede che i suoi membri si presentino alle prossime elezioni. Quindi può agire con maggior libertà di fronte a scelte impopolari. è opinione diffusa infatti che al governo Monti, per esempio, sia toccato il lavoro più ostico sulle pensioni (la legge Fornero), e più in generale sul quel rigore nei conti che avrebbe dovuto frenare la caduta degli asset finanziari di Stato. Monti e Fornero, difatti, sono stati spesso indicati dai detrattori come “i cattivi“ e sul fronte opposto come i salvatori dei conti. Nel governo politico invece appare del tutto evidente il peso di una variabile chiave: la necessità del consenso. Soprattutto nell’imminenza delle urne, infatti, nessun governo politico tenderà mai ad alzare le tasse o ad allungare la strada verso le pensioni, a tagliare i sussidi o a imporre divieti impopolari. La differenza, alla fine, è tutta qui.
LACRIME E SANGUE O BENESSERE?
Con una domanda finale: posto che il governo Draghi, con tutta probabilità, sarà tecnico, dobbiamo aspettarci lacrime e sangue. La risposta è, con tutta probabilità, no. Per due ragioni. La prima: questa volta abbiamo l’Europa tutta dalla nostra parte. e i suoi miliardi. La seconda, ma non secondaria: Draghi non è un amante del rigore. Ieri ha parlato di un’Italia depressa, sfiduciata, che ha voglia di vivere e di lavorare. Ha lasciato intendere che non saranno i sussidi, ma proprio il lavoro a rilanciare la vita dei giovani e delle famiglie. Ha messo l’accento sulle future generazioni. Qualche sacrificio si farà, ma il timoniere non è Caronte. Piuttosto un capitano Achab, nella tempesta, con tutta l’aria di saper condurre il veliero in acque più tranquille..