Milano - Il pressing è partito nel primo pomeriggio di domenica, non appena è diventata ufficiale la candidatura di Letizia Moratti alla presidenza della Regione Lombardia sotto le insegne del Terzo Polo. È allora che il telefono di Giuliano Pisapia ha iniziato a squillare più del solito. Un fatto anticipato già ieri. Ma nelle ultime 24 ore le telefonate sono persino aumentate. Sì, l’uomo del miracolo a Milano, l’uomo che nel 2011 divenne sindaco ponendo fine a 18 anni di governo ininterrotto del centrodestra, battendo a sorpresa proprio la Moratti, ora è diventato il candidato migliore sul quale possa puntare il Pd per battersi con onore alle elezioni Regionali del 2023. L’opera di persuasione non è complicata, ma complicatissima. E l’alternativa più concreta alla sua candidatura, ad oggi, sono le primarie di coalizione. Un’eventuale convergenza dei Dem sulla Moratti – invece – è stata negata anche ieri. E a più livelli. Ormai, quanto a smentite, siamo al quarto giorno di fila.
Pisapia, allora. Il candidato ideale per più motivi, alcuni pratici e altri strategici, sebbene oggi faccia l’europarlamentare e si occupi di tutt’altro. Il primo: il nome sul quale i Dem avevano deciso di puntare era quello dell’economista Carlo Cottarelli, eletto in Senato alle ultime Politiche. Cottarelli, però, sarebbe stato il candidato di una coalizione costruita sull’asse tra il Pd e il Terzo Polo: esattamente l’ipotesi di alleanza che si è dissolta domenica. A ritenere necessario il sostegno di Azione e Italia Viva era stato il diretto interessato che, non a caso, ieri mattina, secondo indiscrezioni circostanziate, avrebbe comunicato al Pd la sua indisponibilità a correre. A dirla tutta, in questi mesi Cottarelli è stato soprattutto il candidato di +Europa e di una parte del Pd. Non è mai stato il candidato delle altre anime della coalizione: Sinistra Italiana e Verdi, ad esempio. Da qui il secondo elemento che fa – anzi, farebbe – di Pisapia il candidato giusto: la sua figura è capace di unire immediatamente tutte le anime della coalizione progressista.
E di più: a questo punto sembra evidente a molti che il Pd e i suoi alleati debbano puntare su un profilo chiaramente collocato e connotato a sinistra. In una partita a tre con il leghista Attilio Fontana in corsa per il centrodestra e la Moratti in corsa per il Terzo Polo, occorre un candidato di sinistra per raccogliere tutto il voto utile di sinistra che è possibile raccogliere. Da qui il terzo motivo per il quale Pisapia sembra l’uomo giusto. Ma in queste ore dall’ex sindaco di Milano non è arrivata alcuna vera apertura, le riserve che gli hanno fin qui impedito di accettare la sfida delle Regionali sono rimaste intatte. Prendendo a prestito le parole – efficaci – di uno dei suoi, in queste ore la sua candidatura è passata dall’essere impossibile all’essere improbabile. Perché tanta ritrosia? Perché Pisapia preferisce contribuire alla causa delle Regionali lombarde spendendosi da padre nobile per un candidato giovane e dinamico, un profilo nuovo, per intendersi: un quarantenne alla Pierfrancesco Maran, l’assessore comunale milanese promotore del movimenti degli autoconvocati del Pd, il movimento che chiede più autonomia dalla segreteria nazionale e che, in questa ottica, ritiene necessarie le primarie. Al primo evento organizzato da Maran, Pisapia fu tra gli ospiti d’onore.