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Testa a testa

Ci sono molte cose che Roma invidia a Milano: l’efficienza, la pulizia, l’ordine, l’accoglienza, l’innovazione di GIULIANO MOLOSSI

Milano, 22 maggio 2016 - Ci sono molte cose che Roma invidia a Milano: l’efficienza, la pulizia, l’ordine, l’accoglienza, l’innovazione. Forse è il caso di aggiungerne un’altra: la qualità dei candidati a sindaco. Pur con tutto il rispetto per i romani che corrono per il Campidoglio, a Milano, comunque vada, sarà un successo. Nel senso che i «gemelli diversi» Beppe Sala, candidato del centrosinistra, e Stefano Parisi, candidato del centrodestra, non sono solo due persone oneste e perbene ma sono due manager brillanti e capaci con un curriculum di tutto rispetto, che conoscono bene la macchina amministrativa, che sembrano tagliati su misura per il difficile mestiere di sindaco di una grande città come Milano. Non è poi così difficile da credere che Renzi abbia detto: «Faccio il tifo per Sala, ovviamente, ma tutto sommato se vincesse Parisi non sarebbe una tragedia». 

La partita è molto incerta e si deciderà al ballottaggio del 19 giugno. I risultati del primo turno contano fino a un certo punto. Nel 2012 a Parma, il candidato dei Cinque Stelle, l’allora sconosciuto Federico Pizzarotti, arrivò secondo con appena il 19 per cento. Due settimane dopo, grazie al voto compatto del centrodestra, era sindaco. Oggi a Milano i grillini sono fuori dalla corsa per la vittoria ma possono essere determinanti per far vincere uno o l’altro dei due big. Il candidato cinquestelle Gianluca Corrado potrebbe ottenere una percentuale piuttosto significativa, attorno al 15 per cento. Intervistato dal «Giorno», ha anticipato che non darà indicazioni di voto ai suoi ma si è lasciato scappare una battuta contro le lobby di Renzi che meriterebbero una bella lezione. Insomma, una specie di scambio di cortesie con Salvini che ha detto che a Roma se il ballottaggio fosse fra la Raggi e Giachetti, non avrebbe dubbi a scegliere la prima.  In effetti la sensazione che Grillo per colpire Renzi possa dare una mano al centrodestra milanese, è piuttosto diffusa.

Da parte sua Sala, per far fronte a questa evenienza, dovrebbe assicurarsi i consensi dell’estrema sinistra con un appello a non lasciare che la città cada nelle mani della Lega lepenista e xenofoba. Pisapia lo va ripetendo da tempo: Parisi è una brava persona ma se vincesse non c’è dubbio che sarebbe Salvini, leader del partito più forte, a guidare la giunta, a dettare l’agenda. Se riuscisse a rinsaldare tutto il fronte della sinistra Sala potrebbe farcela. Per la verità, a sentire oggi quel che dice di lui Basilio Rizzo, candidato sindaco della sinistra, e accreditato di una percentuale attorno al 7 per cento, questa eventualità appare piuttosto remota. Parisi può contare sulla miracolosa compattezza del suo schieramento, e sulle divisioni di quello avversario. Ma da qui al 5 giugno deve convincere i milanesi ad andare a votare. In quel 40 per cento che dice di non aver ancora scelto, di essere stanca e delusa dalla politica, la maggioranza è fatta di gente che per un motivo o per un altro vuole cambiare le cose. E oggi a Milano governa la sinistra.

GIULIANO MOLOSSI giuliano.molossi@ilgiorno.net