
L'aula di Montecitorio in seduta congiunta (Ansa)
Quando a gennaio il Parlamento si riunirà in seduta comune, sarà l'ultima volta nella storia repubblicana in cui a eleggere il presidente della Repubblica saranno chiamati oltre mille grandi elettori. La riforma del taglio dei parlamentari, infatti, ha ridotto a 600 il numero di deputati e senatori e sarà dunque di 'solo' 600 lo zoccolo duro dei convocati per la scelta dell'inquilino del Quirinale quando, presumibilmente tra altri sette anni, si eleggera' il successore del prossimo capo dello Stato.
A questi 600 parlamentari andranno aggiunti i delegati regionali che attualmente sono 58 (tre per ogni regione, uno solo per la Valle d'Aosta). Per ovviare alla sproporzione tra parlamentari e delegati regionali (questi ultimi con la nuova formulazione della Costituzione sarebbero circa un decimo della platea), si è tuttavia già avviato in Parlamento l'iter di riforma dell'articolo 83 della Costituzione, uno dei cosiddetti correttivi alla riforma del taglio dei parlamentari, che ridurrebbe da tre a due i delegati per ogni regione. Un disegno di legge a firma del deputato di Leu Federico Fornaro, sostenuto anche da Pd e M5s, prevede infatti che "all'elezione partecipano due delegati per ogni Regione, eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Il disegno di legge, però, pur presentato, ha solo iniziato l'iter in commissione alla Camera, poi è stato messo in stand by su richiesta del centrodestra, che ha proposto di riprenderne l'esame solo dopo l'avvenuta elezione del nuovo Capo dello Stato.
Se la riforma venisse approvata così come formulata ora, i grandi elettori scenderebbero da 1.008 a 639; se invece non venisse approvata, sarebbero 658.