Carlo Fidanza, chi è. Rivalità con Giorgia Meloni, tifo per l'Inter, scivoloni, inchieste

L'europarlamentare di Fratelli d'Italia (partito da cui si è autosospeso dopo il coinvolgimento nella presunta "lobby nera") ha mangiato pane e politica fin da giovane

Volto da bravo ragazzo, enfant prodige della destra milanese, europarlamentare eletto nella circoscrizione Nord-Ovest nel 2019. Fin qui il curriculm politico. Ma nei trascorsi e nell'attualità di Carlo Fidanza, l'esponente (autosospeso) di Fratelli d'Italia indagato con l'accusa di corruzione, spunta anche qualche scivolone. In primis il coinvolgimento nell'inchiesta che ha portato i pm di Milano, a partire da un servizio giornalistico, a scoprire una presunta "lobby nera", un gruppo di pressione che avrebbe impiegato fondi di provenienza opaca per finanziare le campagne elettorali milanesi del partito guidato a livello nazionale da Giorgia Meloni. 

Gli esordi in politica

Fidanza, nato a San Benedetto del Tronto ma da sempre residente a Milano, mangia pane e politica fin dalla giovanissima età. Fa in tempo a iscriversi al Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano, partito che prima della svolta di Fiuggi che portò alla nascita di Alleanza nazionale, raccoglieva i nostalgici dell'esperienza fascista. Fidanza si fa le ossa come rappresentante d'istituto e, al momento del cambio di nome deciso da Gianfranco Fini, aderisce ad Alleanza nazionale, l'antenata di Fratelli d'Italia "sdoganata" da Silvio Berlusconi. Qui è presidente provinciale per Milano di Azione Giovani.

La sfida a Giorgia

Nel 2004 Fidanza si candida alla carica di presidente nazionale di Azione Giovani. Il suo avversario è Giorgia Meloni, già astro nascente della destra romana. Si ripropone una sfida "eterna" nel campo missino e post: quella fra Milano e Roma. Vince Roma. Giorgia Meloni è eletta presidente e sceglie di "premiare" il rivale del momento, nominandolo vice presidente.

La scalata nelle istituzioni

Negli anni Fidanza scala le posizioni nel partito, centrando una serie di vittorie elettorali, grazie soprattutto alla sua presenza negli ambienti della destra giovanile, anche quella a cavallo fra il movimentismo e le istituzioni. E' consigliere comunale a Milano, europarlamentare nel 2009 a 33 con il Pdl, deputato nel 2018 con Fratelli d'Italia a cui ha aderito dopo aver lasciato il contenitore berlusconiano, ancora europarlamentare nel 2019 sempre con la formazione guidata da una lanciatissima Giorgia Meloni (che, per altro, è prima in preferenze, proprio davanti a Fidanza). Stecca solo alle Europee del 2014. Poco male. Per lui, nell'intervallo fra un seggio e l'altro, c'è l'incarico come commissario dell’Agenzia regionale per la promozione turistica “In Liguria", conferitogli dal governatore Giovanni Toti, allora molto più in sintonia con lo schieramento di centrodestra. La nomina scatena le polemiche. "Che c'entra il marchigiano-milanese Fidanza con la Liguria?", si chiede il Pd regionale. "Toti sistema gli amici degli amici", sentenziano i Dem. Al prezzo - per le casse liguri - di 90mila euro l'anno.

Le polemiche sulle frequentazioni

Fra le ragioni dei successi elettorali di Fidanza c'è anche la sua capacità di intercettare il voto dei giovani della destra milanese. Quelli più "irregimentati" all'interno delle formazioni eredi dell'Msi, An prima e Fratelli d'Italia poi. Ma anche quelli che si riconoscono in forze più radicali, fuori dai parlamenti e dalle assemblee comunali. Suscita polemica, per esempio, la partecipazione di Fidanza nel 2018 alla Festa del Sole, l'appuntamento organizzato da Lealtà Azione, gruppo che riunisce in particolare i giovani che si collocano all'estrema destra di Fratelli d'Italia. Neofascisti e antisemiti per alcuni. "Uomini nuovi lontani dall'egoismo e dall'individualismo", invece, nella definizione che danno di se stessi sul sito internet. 

Fidanza, poi, non ha mai nascosto la sua frequentazione della curva nord, ritrovo degli ultras interisti. L'esponente di Fratelli d'Italia è stato a lungo presenza fissa nel secondo anello verde, il settore di San Siro occupato dai supporter più caldi del club nerazzurro. Nel 2007 fa rumore la sua presenza a un corteo organizzato dagli ultras, successivo all'annullamento del match Inter-Lazio a causa dei tragici eventi avvenuti all'autogrill di Badia al Pino, dove Gabriele Sandri, supporter laziale - tifoseria gemellata con i nerazzurri - viene ucciso da un proiettile sparato da un agente della polizia stradale. Nell'occasione i tifosi interisti, "rinforzati" da elementi di altre tifoserie di calcio e basket, cingono d'assedio il commissariato di polizia di via Novara, in segno di protesta per la morte di Sandri. "Sì, ho partecipato al corteo degli ultras dopo l'annuncio della sospensione della partita - si difenderà Fidanza, in risposta alle polemiche - Ma sono arrivato solo fino in via Novara, davanti al commissariato. E quando sono iniziati gli atti di vandalismo me ne sono andato. Condivido parte delle ragioni della protesta, ma condanno ogni atto di violenza". 

La lobby nera

Fidanza, prima dell'indagine con l'accusa di corruzione per un presunto scambio di favori con un altro esponente di Fratelli d'Italia, l'ex consigliere comunale bresciano Gianfranco Acri, era già rimasto invischiato in una vicenda ancora da chiarire. Si tratta dell'inchiesta sulla cosiddetta "lobby nera", il presunto gruppo di pressione le cui fila sarebbero tessute dal "barone nero" Roberto Jonghi Lavarini, altro volto noto della destra milanese, amico di Fidanza. L'eurodeputato dopo un servizio tv in cui viene ripreso mentre illustra le formule utilizzate per far arrivare contributi "ripuliti" al partito in vista delle campagne elettorali, si è autosospeso da Fratelli d'Italia (senza dimettersi dal parlamento di Strasburgo).Un passo indietro che non gli è servito a evitare le accuse di violazione della legge sul finanziamento dei partiti e riciclaggio, avanzate nei suoi confronti dalla procura di Milano.